Un documentario emozionante, ricco di voci e riflessioni che si prefigge un compito di grande valore: salvare la memoria storica di una generazione, quasi completamente scomparsa a causa di Covid-19. Questo è il documentario “VITA”, realizzato da Giorgia Colli e Matteo Raffaelli, con la collaborazione dell’Istituto Luce ed il sostegno della Provincia di Bergamo, della Fondazione Istituti Educativi Bergamo e della FAP ACLI-Federazione Anziani e Pensionati presentato in anteprima nella serata di lunedì 27 settembre presso il Palazzo della Provincia di Bergamo.
L’opera di Colli e Raffaelli è un progetto di ricerca sociale e culturale che nasce dopo l’esperienza violenta e drammatica della pandemia, che si è portata via un’intera generazione, quella dei nostri nonni. Gli autori, in fase di ideazione del documentario, hanno pensato di poter contribuire alla salvaguardia della memoria storica delle generazioni più anziane registrando i loro racconti: così è nato “Vita”, con l’intento di ricostruire la storia umana e personale della memoria storica di Bergamo e della bergamasca, per far conoscere il patrimonio culturale e identitario del territorio.
Le interviste raccolte, che raccontano le vite e le aspirazioni dei protagonisti, si legano e intrecciano in una narrazione che, alla fine, non può non toccare anche i fatti recenti legati al Covid-19. Il lavoro di Colli e Raffaelli ha fotografato la memoria, in un viaggio temporale che dal passato è giunto ai giorni nostri: dalla Seconda Guerra Mondiale, passando attraverso i cambiamenti socio-economici, per arrivare alla pandemia globale da Covid-19, l’intreccio storico-culturale raccoglie e lega le vite di queste persone, conducendo infine al senso profondo di quanto appreso dalla generazione dei nonni e andando a costituire un archivio pubblico della memoria.
Partner del progetto la Provincia di Bergamo, che ha anche ospitato l’anteprima. “Abbiamo creduto da subito in questo progetto e siamo orgogliosi di ospitare la proiezione nel Palazzo della Provincia, la Casa dei Comuni e di tutti i bergamaschi – commenta il Presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli – Fin da quando si è cominciato a parlare di ripartenza ho ribadito con forza la convinzione che dobbiamo partire dall’amore per la nostra terra, dalle nostre radici e dalla memoria. Questo progetto va in questa direzione, quella del ricordo e della custodia di questa memoria che dopo un evento così traumatico ci dà la forza per affrontare il futuro”.
“Condividere la memoria, custodire la ricchezza del passato attraverso le testimonianze di esperienze e vissuti dal nostro territorio ci aiuta a conoscere le nostre radici e a porre le basi per costruire il nostro futuro per le giovani generazioni – aggiunge la Consigliera provinciale delegata alla Cultura, Romina Russo – Un filo di legami che si intreccia tra passato e futuro. Con questo spirito la Provincia ha voluto sostenere questo progetto dando voce e coinvolgendo molte realtà del nostro territorio. Un progetto che parte con il film documentario e che si arricchirà con l’archivio pubblico della memoria. Accompagnare il regista e la sceneggiatrice per la realizzazione di diverse interviste è stata un’esperienza molto toccante e il film restituisce con intensità le storie di vita vissuta, del coraggio, dei sentimenti, delle fatiche di una generazione che purtroppo è stata duramente colpita dalla pandemia”.
Tra i sostenitori anche la Fondazione Istituti Educativi di Bergamo, realtà da sempre attenta alla riscoperta, alla valorizzazione e alla custodia della memoria storica del territorio bergamasco, ne ha fatto un punto fermo del suo operato. “Il documentario Vita è una toccante raccolta di testimonianze di persone che hanno attraversato quasi un secolo di storia della nostra provincia. I racconti dei nonni sono spesso vissuti dai più giovani come un momento poco interessante. Eppure il “dovere della memoria”, in questo specifico contesto, si sposa con una qualità della narrazione molto efficace. La generazione che maggiormente ha pagato un tributo pesantissimo alla pandemia, rapisce l’attenzione dello spettatore e lo riporta ad un’epoca di grandi privazioni, sofferenze, laboriosità ma anche di buoni sentimenti, umiltà e rassegnazione. Per non dimenticare è importante, per noi e per i più giovani, seguire il percorso valoriale tracciato da chi ci ha preceduto ” spiega Luigi Sorzi, Presidente della Fondazione Istituti Educativi di Bergamo.
“Una serata emozionante – gli fa eco Mauro Bonomelli, Consigliere provinciale e della Fondazione Istituti Educativi di Bergamo – che ci ha permesso non solo di ricordare chi oggi non c’è più a causa del Covid-19 ma anche di ascoltare, vedere e toccare con mano le testimonianze di vita e di storia della nostra provincia, dalle valli alla pianura, grazie ai racconti di chi ne conserva ancora oggi la memoria storica”.
Il progetto documentaristico è infatti accompagnato da un archivio di immagini ed interviste che ci permettono di preservare un racconto di storia del nostro territorio.
“La scomparsa improvvisa di una persona anziana genera una inevitabile perdita di conoscenza, memoria, identità. Per raccontare cosa sia successo e stia purtroppo ancora succedendo a Bergamo e provincia, non c’è altro modo che chiedere alle persone anziane, sopravvissute, di raccontarci la loro Vita per poter salvare oggi, quello che tra qualche anno andrebbe definitivamente perso. I ricordi personali vivono non solo di lettere e parole, ma di sguardi, incertezze, lacrime e sorrisi” racconta Giorgia Colli, sceneggiatrice e scrittrice.
“Da qui nasce il progetto di questo documentario, il cui intento è ricostruire la storia umana e personale della memoria storica di Bergamo e della bergamasca, per far conoscere il patrimonio culturale e identitario del territorio. Le interviste ci raccontano della quotidianità, del passato, degli amori, dei mestieri, dei sogni di ognuno di loro. Nessuna spettacolarizzazione, nessuna enfasi dei fatti drammatici che tutti i giorni, TV e media, ci riversano addosso” conclude il regista Matteo Raffaelli.
“VITA”
Genere: documentario di genere sociologico e antropologico
Regia: Matteo Raffaelli, Giorgia Colli
Durata: 52 minuti
Distribuzione: in via di definizione
BIOGRAFIE DEI REGISTI
Giorgia Colli: Sceneggiatrice e scrittrice, laureata in lingue alla Sapienza di Roma nel 2005, si è formata come autrice con Robert McKee nel suo corso internazionale a Londra. Al suo attivo ha oltre quindici anni di attività professionale di cui molti in Sony Picture Television. Ha pubblicato “Maionese impazzita” per Fermento editore, ha scritto il film “Si può fare l’amore vestiti”, regia di Donato Ursitti, prodotto da Andrea Jervolino per Ambi Pictures, e “Qui comando io” per la regia di Federico Moccia, in produzione con Alexandra Cinemastografica e RAI Cinema. Per la TV ha scritto il documentario “Roma Antica e segreta” per History Channel.
Matteo Raffaelli: Regista e autore televisivo, uscito dal Laboratorio Fandango si è formato tra i molti anche con Sorrentino, Garrone, Crialese e Baricco. Ha diretto con successo molti documentari tra cui “A Quattro mani” con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, “Memorie di Adriano” con Giorgio Albertazzi tratto dal Romanzo di M. Yourcenar, ha scritto il film “Faccio un salto all’Avana” con Enrico Brignano, il suo documentario di Impegno sociale “Mareyeurs” in concorso al Festival di Biarritz ‘18, ha vinto tra gli altri il premio della giuria al Migranti Film Festival. Ha scritto e diretto i docu-film prodotti da Art Project con Cinecittà – Istituto Luce, “La linea del Pasubio” e “Il Capitano dei ghiacci”.