La morte del regista britannico Graham Vick (67 anni) -da due settimane in terapia intensiva a Londra a causa delle conseguenze dell’infezione da coronavirus- ha molto colpito tutto il mondo teatrale internazionale.
Noto per le sue regie anticonformiste, era nato a Birkenhead presso Liverpool nel 1953 e si era formato al Royal Northern College of Music a Manchester. Direttore di produzione al Festival di Glyndebourne fra il 1994 e il 2000, aveva fondato la Birmingham Opera Company nel 1987, laboratorio ideale per molte delle sue sperimentazioni, di cui era ancora direttore artistico.
Innumerevoli le produzioni operistiche realizzate nei maggiori teatri lirici del mondo da Mitridate Re di Ponto, Die Meistersinger von Nürnberg, King Arthur, Midsummer’s Night Dream, La vedova allegra, Falstaff, Tamerlano fino a Un re in ascolto di Berio e la prima assoluta di Morgen und Abend di Georg Friedrich Haas (Royal Opera House di Londra), Tristan und Isolde (Deutsche Oper di Berlino), Boris Godunov, Guerra e Pace e L’affare Makropulos (Teatro Mariinsky), Lulu e Eugene Onegin (Festival di Glyndebourne), Lady Macbeth di Mtsensk (Metropolitan Opera di New York), Parsifal e Le Roi Arthus (Opéra di Parigi).
Molto attivo anche nel nostro paese con allestimenti al Teatro alla Scala (celebre il suo astratto Macbeth inaugurale del 1997), al Teatro Massimo di Palermo (Die Gezeichneten di Schreker, Premio Abbiati 2010 per la regia, Der Ring des Nibelungen e il recente Parsifal), all’Opera di Roma (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny e la trilogia mozartiana), al Teatro Comunale di Bologna (La bohème, Premio Abbiati 2018) oltre al Festival Verdi di Parma (Stiffelio, Premio Abbiati 2017).
Molto solido il legame con il Rossini Opera Festival, che dedica alla sua memoria l’edizione 2021. A Pesaro aveva esordito nel 1994 con la regia de L’inganno felice seguito da Moïse et Pharaon nel 1997 e, dopo una parentesi durata quattordici anni, era ripreso con Mosè in Egitto, Guillame Tell nel 2013 e Semiramide nel 2019.