L’ancestrale, il tribale, il rituale, la dimensione individuale e corale, sono gli obiettivi di quest’album fatto di Voce, Corpo e Rito.
“Human Rites” (800A Records) è il secondo disco dell’artista anglo-italiano BEERCOCK, in uscita in esclusiva su Bandcamp l’11 dicembre (e dal 18 dicembre su tutte le piattaforme digitali e nei negozi in formato CD e vinile 12” in edizione speciale trasparente): un’opera che evidenzia la visione del disco come gesto d’arte, che punta all’utilizzo esclusivo dei suoi due strumenti principali, il Corpo e la Voce, e che fa della musica solo uno dei suoi linguaggi.
Con una ricerca sonora completamente nuova rispetto all’esordio discografico del 2017 (“Wollow”), BEERCOCK ha indagato i mezzi e i confini della Voce e del Corpo e si è spinto verso una costruzione, elegante e potente, di un linguaggio nuovo e ancestrale allo stesso tempo. Il muro di voci dei brani più corali rimandano al gospel, ma più in assoluto al Rito, ad una umanità fatta di vibrazione ed energia collettiva. I beat (e tutta la mappa ritmica del disco) sono un ponte ideale tra le influenze urbane che arrivano a “Human Rites” tramite la black music di cui è intriso e una dimensione tribale che attraversa tutta l’opera. Su questo impianto percussivo possente, la voce è lasciata libera di esprimersi dinamicamente e timbricamente, di penetrare l’ascolto e dominarlo con densità e forza emotiva.
L’ancestrale, il tribale, il rituale, la dimensione individuale e corale, sono gli obiettivi finali di BEERCOCK in quest’album mai fine a se stesso: “ogni episodio è un rito umano da condividere con la società, in questo periodo storico attraversata da un terremoto che ha portato a ripensare alle dinamiche più profonde tra individui e collettività, tra prossimità e distanza, tra fisico e digitale. “Human Rites” è un disco del 2020 e non potrebbe essere altrimenti: ogni gesto, ogni suono fatto di Corpo e Voce, è generato dalla tensione di un essere umano a cui saltano tutte le sovrastrutture e ogni certezza sul futuro. È un invito a stare vicini per mezzo del Rito, mentre intorno vola tutto”, spiega l’artista.
La tracklist è composta 9 brani: l’’album apre con “See you around the bend”, un inno all’umanità, l’inizio di tutta la liturgia di voce e corpo del disco. Poi il canto tribale di “Unfolded”, una esortazione energica ad aprirsi agli altri, un invito a fare comunità. “My day becomes an hour”, un brano soul accompagnato da un grande piano solitario: una richiesta di attenzioni al partner assente. “Burn my lyre” è l’episodio più criptico: canto e ritmo si esaltano, si trasformano in ascesi, si mescolano: raccontano il bisogno di bruciare il passato verso un futuro incerto. “In bliss” rappresenta Il rito vero e proprio: un mantra di mani, petti, fischi, voci ronzanti. Un richiamo ad antichi ritmi tribali, che non hanno bisogno della parola. “Feel your fall” (video diretto da Vincenzo Guerrieri e co-prodotto da PANK Agency e Garage Arts Platform) racconta, invece, di uno stormo di falene che si attorciglia ad un fulmine per poi precipitare: una ode alla forza desiderio. Solo corpo e voce. “The wreck of a rainbow” è una storia d’infanzia, un’ode alla fantasia dei brambini. In “The names of things” l’artista cerca di indagare la difficoltà di trovare le parole giuste per spiegarsi: perché “il nome delle cose, per via di come canto, non sembra mai ordinario”. “You and your nudity”, “in cui tento di arrampicarmi sui versi di un poeta che amo molto, per esprimere i miei sentimenti verso una persona, ma quello che esce è solo un nonsense pieno di immagini. Inseguito dal tempo, dichiaro sconfitta e dico le cose come stanno, senza girarci intorno”, racconta BEERCOCK. L’opera si chiude con “Cling”: un canto sulla separazione, forse fra i sentimenti più sentiti negli ultimi mesi. Una melodia lontana, come in una caverna: la voce emerge come una presenza, come un fiore nel buio.
L’intero album, realizzato col sostegno di MiBACT e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Per chi crea”, è prodotto da Fabio Rizzo con l’uso di un solo microfono per la ripresa di tutte le parti vocali e dei beat del fiato e delle mani, poi processati fino a costruire il muro di suono che attraversa tutta l’opera: una vera e propria performance in studio dell’artista e del produttore. Testi, musica, voci e body beats sono a cura di BEERCOCK. Prodotto, registrato e mixato da Fabio Rizzo a Indigo Studio, Palermo. Arrangiato con Francesco Leineri e masterizzato da Stabber. Artwork: Alba Scherma.
BEERCOCK è un performer anglo-italiano: cantante, musicista, poeta e attore di teatro. Da musicista, ha pubblicato il suo primo album solista “Wollow” (2017, 800A Records), e lo ha promosso in due anni di tour tra Italia e Regno Unito in radio, clubs, teatri e festivals; dal 2015, ha lavorato in featuring con artisti e produttori come Giovanni Sollima, Fabio Rizzo, Alessio Bondì, Go-Dratta e molti altri. Da performer, lavora in vari collettivi teatrali anche come regista: le sue colonne sonore e i suoi spettacoli hanno debuttato in Italia al Santarcangelo Festival e Primavera dei Teatri ed è stato finalista al 30° Premio Scenario. Con “see you around the bend” ha inizio una nuova fase artistica che parte dal concept “Voce. Corpo. Rito.” in cui BEERCOCK indaga i mezzi e i confini della voce e del corpo in quanto strumenti, ponendoli al centro della sua nuova ricerca che conduce al nuovo album, in uscita a dicembre 2020 con il sostegno di MiBact e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Per Chi Crea”.