Un film che racconta il Metodo Montessori, un approccio educativo che vuole celebrare e nutrire il desiderio di conoscenza di ogni bambino: con la proiezione alle ore 18.00 del film documentario francese “Il bambino è il maestro – Il metodo Montessori” di Alexandre Mourot prosegue mercoledì prossimo 19 febbraio presso il Cinema Teatro Walter Mac Mazzieri di Pavullo nel Frignano (MO) la seconda parte della rassegna di cinema d’essai ‘Festival!’. Ingresso unico 5.00 euro. E’ possibile effettuare un abbonamento per cinque film a scelta valido fino ad aprile 2020 al costo complessivo di 20 euro. Il film è interpretato nei ruoli principali Anny Duperey, Christian Maréchal, Alexandre Mourot, Hélène Deswaerte e Kate Short. La proiezione è realizzata in collaborazione con il Coordinamento Pedagogico Distrettuale.
Da poco diventato padre, Alexandre si interroga su quale sia il migliore metodo educativo per la sua prima figlia. Interessandosi al metodo Montessori, si decide a fare ricerca sul campo e posiziona la macchina da presa sui banchi della scuola Jeanne d’Arc di Roubaix, istituto che per primo in Francia l’ha adottato. Qui segue, una per una, le peculiari tappe d’apprendimento di ventotto bambini, che frequentano la classe del maestro Christian Maréchal. Tale osservazione si rivela una formidabile catena di scoperte positive e incoraggianti. La prima è che, come sostenuto dalla famosa pedagogista, il bambino “tende naturalmente a lavorare” e questo suo istinto va incoraggiato e favorito. Infatti mentre il suo interesse per gli enunciati orali è difficile da mantenere, quello per l’attività manuale riesce a trattenere la sua concentrazione.
In questo quadro di riferimento da una parte la classe come luogo fisico si presenta come – ed è in effetti – una copia in miniatura di una casa di adulti. D’altra parte all’insegnante è richiesto di fare un passo indietro rispetto alla didattica tradizionale, contraddistinta da una gerarchia precisa e talvolta da un eccesso di assertività, per rendersi disponibile solo quand’è necessario e non interferire né con ricompense, tanto meno con minacce, nelle piccole, grandi sfide che i piccoli scelgono di affrontare e portare a termine da soli. (…)
Esattamente come la neuropsichiatra teorizzò una scuola che fosse fisicamente a portata dei piccoli – nel senso delle dimensioni e del posizionamento degli arredi e dei materiali, che siano anche in grado di trasmettere un senso di bellezza, proporzione, ordine, – il regista-genitore posiziona la macchina ad altezza del banco o delle mani impegnate nelle varie azioni. Il compito di guidare lo spettatore è affidato al dispositivo della voice-over, qui addirittura doppia: quella del regista, che riflette su ciò che osserva, e quella di una voce narrante che si sostituisce alla voce di Maria Montessori, interpretando estratti dalle sue teorie. A catalizzare l’attenzione, in alleggerimento di questo corposo elemento audio, sono sempre e comunque i piani, raccolti con grazia inusuale, dei bambini (Mourot ha seguito un corso di formazione da educatore del metodo). Con le loro diverse età (la classe è aperta, dai tre ai sei anni), differenti interessi e velocità, tutti impegnati, ognuno secondo le proprie capacità, in uno sforzo commovente di costante miglioramento, di esplorazione dello spazio e di tutto ciò che interessa loro conoscere, testare. Le inquadrature fisse, l’uso calibrato della colonna sonora (mai presente in classe ma solo in pochi momenti extra scolastici), il montaggio che segue e rispetta il tempo delle azioni del bambino, sono tutte scelte indicative di un’opera che vuole essere dettagliata, analitica rappresentazione dei comportamenti e delle reazioni dei piccoli al metodo e delle loro interazioni col maestro. In una progressione che tiene insieme e evidenzia la continuità logica tra manualità a intelligenza, fiducia in sé ed esperienza sociale, e in ultima analisi, il rapporto tra queste qualità e lo sviluppo della civiltà.