La Musica Che Gira, insieme ad altre realtà dell’industria musicale, si è fatta promotrice di una lettera, condivisa anche sui social, indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e al Ministro della Cultura Dario Franceschini in cui si chiede conto – in maniera urgente – dei tempi per le erogazioni dei ristori previsti dall’art. 183 del DL Rilancio.
Si legge all’interno della lettera (Qui la versione integrale): “Per sopravvivere abbiamo fatto affidamento su cifre che lo Stato ci ha fornito come risultato di parametri specifici. Cifre che non sono mai state erogate mentre le nostre realtà stanno miseramente morendo. Ci siamo fidati dello Stato. Abbiamo fatto male?
Assistiamo in questi giorni all’annuncio dello stanziamento di nuovi fondi, su cui facciamo ovviamente affidamento, mentre il settore non ha ancora contezza di quando riceverà quelli di cui avrebbe già dovuto disporre. La questione non è solo il “quanto”, pur essenziale per un settore che si è fermato il 24 febbraio 2020, ma anche il “quando”: la scialuppa di salvataggio serve quando c’è ancora qualcuno da salvare. È una questione di tempo. E quel tempo è finito.”
Quando il 21 giugno 2020, con un flash mob in piazza duomo a Milano, artisti e lavoratori dello spettacolo hanno chiesto al parlamento di approvare degli emendamenti al Decreto Rilancio, tra questi era prevista una disposizione per la modifica della destinazione di 10 milioni di euro dalla cosiddetta “Netflix della Cultura” a un fondo per il sostegno dello spettacolo dal vivo.
La Netflix della Cultura si è fatta comunque, ma con la conversione del Decreto Rilancio in legge ordinaria l’art. 183 prevedeva un nuovo comma – l’11-quater – che disponeva un fondo ad hoc per il sostegno dello spettacolo dal vivo. Questo succedeva il 17 luglio.
Sono stati emessi due bandi (il n. 397 e il n. 486) destinati a ristorare le perdite delle aziende a vario titolo penalizzate dal fermo dello spettacolo dal vivo durante la pandemia.
Di questi dieci milioni, già assegnati a chi ha partecipato al bando, si sono perse le tracce. Dal mese di novembre alle richieste di informazioni le risposte del Ministero rimandavano sempre al mese successivo come data dell’erogazione, fino ad arrivare a metà marzo. Nel mezzo c’è stato anche un trasferimento di casse di competenza tra il MIC e il MEF, ma il ritardo nelle erogazioni resta grave e mette in seria difficoltà un numero consistente di imprese che su quel sostegno economico aveva fatto affidamento in uno dei periodi più complicati per la sopravvivenza del settore.
“Non cerchiamo colpe, non ci interessano. Pretendiamo che qualcuno si prenda la responsabilità di dirci dove sono finiti questi 10 milioni del bando 486 e le residue erogazioni del bando 397”.
Una richiesta alla quale si aspettano ora delle risposte ufficiali.