Esce venerdì 10 giugno 2022 “Più di così”, l’EP di debutto di Francesco Curci, disponibile su tutti gli store digitali per Show in Action (su distribuzione Pirames International). Un titolo che suona come una dichiarazione d’intenti dell’artista, per dire che “più di così”, oggi, non avrebbe potuto desiderare, ma anche un’esortazione a sé stesso a fare sempre “più di così”, nella musica e nella vita.
Ne abbiamo parlato con lui.
- Se proprio dovessimo incastrare “Più di così” in un genere musicale? Quale genere sarebbe? (puoi anche inventarti un genere)
“Più di così” non è un disco ascrivibile ad un genere musicale ed in fondo era proprio quello che volevo. Non mi piace mai attribuire etichette, specie quando si tratta di musica che a mio parere deve essere libera di esprimersi per quella che è l’autenticità dell’artista, cioè la mia. Sicuramente è un disco pop e non mi vergogno a dirlo, perché oggi sembra quasi ci si debba vergognare di fare musica pop e si debba a tutti i costi rincorrere generi in voga come trap, indie. Il pop è invece trasversale, arriva a tutte le fasce di età, generi, estrazione sociale. Parla ad una platea vastissima.
Tuttavia posso dire che insieme al mio produttore, Alex Marton, abbiamo inserito tante contaminazioni e perciò è un pop che si mescola con urban, dance, deep house, edm e tanto altro.
- A cosa fa riferimento il titolo “Più di così”?
È una dichiarazione di intenti, un modo per dire che oggi, a distanza di quasi dieci anni dal mio esordio discografico, non potrei desiderare “più di così” ma anche un’esortazione a me stesso a fare sempre “più di così” nella musica e nella vita. Migliorarci, trasformarci ogni giorno credo sia la nostra vera missione. Io sono un tipo che tende a stancarsi facilmente, che ha bisogno di rinnovarsi ogni volta e perciò il mio “più di così” è un modo per dire che punto sempre più in alto cercando di colpire ogni volta l’obiettivo nuovo che mi prefiggo di raggiungere.
- In che modo, in questo disco, mischi passato e presente?
In tanti modi: nei suoni, perché mischiano analogico e digitale rendendoli più ruvidi, più empatici. Nell’immagine di copertina, perché c’è una contaminazione di stili, da una parte atmosfere seventies – pantaloni a zampa, taglio glam rock alla Rod Stewart, una Pontiac classe ’67, una Fender Jeff Beck – dall’altra elementi di estrema contemporaneità come make-up, smalto, accessori in perle in un’ottica tipicamente gender fluid.
- Cosa c’è nel tuo passato musicale che oggi non replicheresti?
La grevità con cui ho affrontato certi argomenti sia a livello musicale che di testi ed anche la scarsa consapevolezza con cui mi sono imbattuto in certi progetti che riguardando oggi, non mi rappresentano minimamente.
- Questo disco sarebbe nato a prescindere dal Covid?
Non potrò mai saperlo, ma forse ti risponderei di no. La pandemia mi ha offerto il pretesto per prendermi del tempo, riflettere e lavorare molto su di me, sulla mia persona, sul consolidare un’identità artistica che potesse rendermi autentico. E il primo brano di questo disco, nonché primo singolo estratto “Come Frank”, è arrivato proprio a cavallo tra i due lockdown inaugurando poi questa nuova direzione artistica a cui hanno fatto seguito poi tutti gli altri brani del disco. La pandemia mi ha offerto del tempo per concepire e lavorare a questo disco, senza probabilmente avrei continuato ad essere assorbito dai ritmi frenetici della vita e non me lo sarei concesso!