L’anno 2020 sarà indubbiamente ricordato per gli impatti che ha avuto la diffusione pandemica, non soltanto sulla vita d’impresa nei diversi settori, ma anche nello specifico nel settore delle rinnovabili. Il volume complessivo di potenza fotovoltaica installata ad inizio 2020 è di circa 20.850 MW, grazie alla nuova potenza pari a circa 737 MW, di cui oltre 310 MW solo nel corso della fine dell’anno precedente.
Il trend del nuovo installato si mantiene in costante crescita, facendo segnare negli ultimi 2 anni un +69%. I dati del 2020 confermano la tendenza di ritorno agli impianti di grande taglia (35% circa del totale in potenza) rispetto al settore residenziale, che comunque resta ancora predominante sul mercato primario.
Il rinnovato interesse nei confronti dell’economia sostenibile e dell’energia pulita da parte delle Istituzioni ha dato nuova linfa al settore, che negli ultimi anni ha preso due diverse strade di crescita. La prima rappresentata dalle installazioni residenziali, mentre la seconda basata dal mercato secondario che, se pur relativamente giovane, offre grandi opportunità di investimento per chi vuole puntare su economie di scala.
Per mercato secondario del fotovoltaico si intende quel mercato in cui si acquisiscono/vendono impianti già installati con il vantaggio, nei casi in cui l’impianto sia già in funzione, di non dover affrontare il rischio tecnologico e burocratico. Inoltre, nel suo interno non esiste unicamente la compravendita di diritti “reali” ma anche lo scambio di diritti di “superficie”, autorizzazioni, progetti, terreni.
“Ad oggi – spiega Davide Boati, Executive Director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – il primo trend viene confermato anche dalle ricerche di personale in ambito specifico, in particolare provenienti da società multinazionali specializzate nella gestione degli asset rinnovabili, al fine di ottimizzarne i rendimenti da un punto di vista tecnico e quindi economico-finanziario. Una delle figure ad oggi più ricercate presso società che si occupano di Asset e Operations management è indubbiamente il profilo dell’Asset Manager. Si tratta di un professionista con elevate competenze tecniche, che hanno un ruolo molto strategico all’interno delle aziende. Per questo motivo, le retribuzioni sono molto interessanti: le retribuzioni annue lorde si attestano tra i 60.000 e gli 80.000 euro, a cui spesso si aggiungono bonus del 10-30%”.
Di cosa si occupa un Asset Manager?
- Supervisionare i portafogli di impianti da fonti rinnovabili su diverse tecnologie, principalmente fotovoltaico ed eolico;
- Verificare la produzione e ricavi degli asset rispetto al budget e agli obiettivi prefissati;
- Gestione delle relazioni e contratti con le società di manutenzione;
- Predisposizione della reportistica interna e verso gli investitori;
- Miglioramento e ottimizzazione del sistema di monitoraggio;
- Coordinamento dei processi interni di gestione degli interventi e upgrade;
- Valutazione delle migliori soluzioni tecniche in caso di guasti;
- Gestione dei revamping degli impianti obsoleti;
- Diagnosi delle problematiche attraverso il monitoraggio e verifica analisi sul campo;
- Gestione dei sinistri e delle polizze.
La figura dell’Asset Manager nella maggior parte dei casi ha un background in Ingegneria (o Economia Aziendale) ed esperienza in ruolo analogo presso aziende che operano nel mondo dell’Energy. In alcuni casi si valuta anche chi ha esperienza nel settore dei Fondi Immobiliari.
Gli Asset Manager, spesso, lavorano in smart working, poiché devono necessariamente essere disponibili a frequenti trasferte per le verifiche ispettive e/o le due-diligence degli asset energetici. È indispensabile che abbiano approfondita conoscenza dei sistemi più comuni di monitoraggio e dei pacchetti office necessari alle verifiche e all’ottimizzazione dei business plan di progetto. Da ultimo, dovendo collaborare con realtà internazionali, è fondamentale l’ottima conoscenza della lingua inglese.