La Corte di Appello di Roma, Sezione Lavoro, ha condannato il Ministero della Difesa al pagamento delle prestazioni previdenziali di Matteo Sabbioni, orfano “non a carico” di Domenico Sabbioni, deceduto a 58 anni per “mesotelioma pleurico epiteliale destro”, dopo aver svolto il servizio militare di leva come motorista navale nella Marina Militare Italiana ed essere stato esposto a fibre di amianto rinvenute nella divisa e nel cappello (certificate anche dalla ASL di Viterbo).
Il Ministero della Difesa aveva negato al figlio Matteo, 40 anni, il diritto all’indennizzo perché, all’epoca della morte, questi non conviveva con il padre ottenendo un parziale rigetto della domanda nel giudizio di primo grado.
La Corte di Appello di Roma ha invece ribaltato la sentenza accogliendo le tesi del legale e Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, Avv. Ezio Bonanni, sul fatto che non ci possa essere alcuna discriminazione tra orfani delle stesse vittime. Bonanni ha ottenuto dal Ministero il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere anche per il giovane laddove in primo grado, nonostante il riconoscimento della causa di servizio, l’erogazione delle prestazioni previdenziali erano state determinate solo per la mamma e la sorella. Un contenzioso costituito da 5 processi civili, oltre al procedimento penale in istruttoria, un calvario giudiziario è tutt’ora in corso.
“E’ paradossale che il Ministero abbia riconosciuto il motorista Domenico Sabbioni come vittima del dovere solo dopo la sua morte e sia arrivato a negare i diritti del figlio Matteo discriminandolo incomprensibilmente con motivazioni futili. E’ inaccettabile tanto più per il fatto che il decesso è conseguente allo svolgimento di un servizio per la collettività” – dichiara Bonanni.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha denunciato già dal 2008 l’impressionante numero di casi di malattie asbesto correlate tra coloro che hanno svolto servizio nella Marina Militare Italiana: 570 casi di mesotelioma fino al 2015, con indice di sopravvivenza del 5%, cui si sommano tutti gli altri casi, fino a tutt’oggi, e quelli di altre malattie, tra cui il tumore del polmone etc. L’allarme più volte lanciato è caduto nel vuoto, fino a quando il parlamento ha approvato l’art. 20 della L. 183/10, con la quale sono state introdotte delle tutele per le vittime. Tuttavia il Ministero della Difesa continua a negare i diritti delle vittime costringendole a uno sfinente iter giudiziario. Per questi motivi l’ONA è impegnata nella richiesta della bonifica e della tutela legale delle vittime del dovere e si è più volte appellata alle istituzioni, compreso il Ministro della Difesa, perché per il futuro si eviti di alimentare un inutile contenzioso di accanimento nei confronti delle vedove e degli orfani, già duramente colpiti dalla perdita dei loro congiunti.
L’associazione ha istituito il numero verde (800.034.294) e il servizio di assistenza gratuita per le vittime di amianto, che può essere richiesta al link di seguito riportato https://onanotiziarioamianto.it/assistenza-gratuita-vittime-amianto/.