Il tema della sostenibilità è sempre più presente nell’agenda di investitori e policy maker. La transizione verde necessita di ingenti finanziamenti ed il settore bancario gioca un ruolo fondamentale in questo processo.
Uno studio dell’Università “La Sapienza” dal titolo Banks and Environmental, Social and Governance Drivers: Follow the Market or the Authorities?, mette in luce le principali motivazioni che inducono le banche ad attuare scelte in favore dell’ambiente e del sociale.
Mario La Torre, Ida Panetta e Sabrina Leo, hanno studiato un campione composto da 43 banche (quotate sullo STOXX Europe 600) rappresentative di 14 Paesi europei; i risultati confermano come le iniziative avviate dagli intermediari bancari in tema di finanza sostenibile non siano correlate né a miglioramenti di performance, né a significativi apprezzamenti dal mercato; l’input delle autorità di vigilanza di puntare tutto sui rischi climatici ed ambientali sembra, al momento, essere la determinante più convincente per spingere le banche a sostenere la transizione green.
Nello studio dei tre ricercatori emerge uno spiraglio di ottimismo, valido anche per i banchieri più tradizionali: implementando convinte strategie di sostenibilità, la correlazione positiva tra i fattori ESG (environment, social and governance) e l’EVA spread (Economic Value Added) lascia intendere che i fattori ESG possano essere una importante leva di creazione di valore.
Il lavoro suggerisce tre livelli di azione future: 1) sul piano della ricerca, occorre produrre ulteriori evidenze, ed avanzare sul terreno dei modelli di contabilità integrata che leghino le variabili finanziarie ai fattori ESG; 2) sul piano della regolamentazione, occorre, tra l’altro, creare un quadro armonizzato di rating ESG ed incentivare business models impact-oriented; 3) sul piano del business, occorre migrare dal risk management a strategie e business model ESG-driven.