L’Ass. CAMMINO offre una rete nazionale di avvocati in prima linea al contrasto di questi fenomeni con sostegno ed attività che diminuiscano le possibilità di coinvolgimento dei soggetti vulnerabili.
Recenti fatti di cronaca hanno individuato interessi di organizzazioni di criminalità organizzata verso la gestione delle persone migranti, già soggetti vulnerabili: in particolare dei clandestini, invisibili in quanto non sono in condizione di un’effettiva inclusione nel territorio nazionale. Gli uomini sono sfruttati per lavori privi di garanzie, sottoposti a orari disumani, o sottopagati in particolare nel settore agricolo; le donne migranti costrette alla prostituzione.
«Dal 2017, in Calabria, diverse sono le indagini sulla terribile situazione dei centri di accoglienza per i rifugiati e la gestione dei richiedenti asilo. Inoltre, sono state individuate infiltrazioni mafiose nel business degli hotspot! – dice l’Avv. Rita Ielasi, Vicepresidente Naz. per le Isole – Invece, in Sicilia, fin dal 2016, nel centro Cara di Mineo, sono stati rilevati comportamenti di collusione con la mafia e di utilizzo illecito di fondi destinati all’assistenza ai migranti e i rifugiati».
L’Ass. CAMMINO – Camera Naz. Avvocati per la Persona, le relazioni familiari e i minorenni in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale e della Giornata di memoria delle vittime di Mafia, da sempre impegnata nella promozione e tutela dei diritti fondamentali delle persone vulnerabili, non può esimersi dal ricordare queste “nuove” vittime della criminalità organizzata, i cui diritti devono essere garantiti con il potenziamento del welfare state, delle reti di solidarietà per contrastarne il coinvolgimento in tali fenomeni.
«Le prime risposte di contrasto sono la cultura e il sostegno, la sensibilizzazione e la formazione di un ceto forense specializzato in grado di promuovere prima di tutto la dignità di ogni persona – afferma la Presidente di CAMMINO, Avv. Maria Giovanna Ruo – contrastando tutti i fattori di discriminazione e comportamenti vessatori, intimidatori e violenti”.
Ricordiamo quei minori calabresi appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta che, invece di avere confidenza con i banchi di scuola, sanno come costruire armi da destinare a poliziotti e carabinieri o ai minori campani che vengono impiegati nello spaccio di stupefacenti: «La mancanza di figure adulte di riferimento incrementano nei ragazzi il mito del crimine che li orienta verso la società malavitosa dove vengono impiegati anche in estorsioni e furti che, spesso, costituiscono il loro banco di prova per essere ammessi nell’organizzazione – dice l’Avv. Carolina Ferro, Presidente sede di Napoli nord-Campania Sett. e Segretario Naz. di CAMMINO – Il fenomeno non riguarda solo le regioni a rischio, ma tutto il territorio nazionale, in cui le organizzazioni si sono infiltrate con la nuova politica degli “affari” che le ha rese più potenti e pericolose».
La tutela dei diritti delle persone vulnerabili impone ulteriori riflessioni, con particolare riferimento a un fenomeno sottovalutato e misconosciuto: il reclutamento di anziani nella criminalità organizzata: «A causa di bisogno economico, solitudine e senso di inutilità che li pervade alcuni anziani sono spinti a diventare pusher – precisa sempre l’Avv. Ferro –. Sono appetibili per le piazze di spaccio perché passano inosservati, magari con le buste della spesa che, invece, trasportano morte».