Com’è noto, il settore dello spettacolo è in assoluto il più colpito da questa pandemia e, oltre alle ingenti perdite dell’ultimo anno, ci si trova a navigare nella più assoluta incertezza per il prossimo futuro. La speranza di ripartire è ostacolata da protocolli che comportano un aumento dei costi a fronte di minori entrate dovute ai pesanti limiti imposti alla capienza nonché da limitazioni nella circolazione degli stessi operatori.
Dovendo impostare la programmazione per i prossimi mesi, reputiamo sia necessario mettere in atto due azioni che rappresenterebbero per la filiera dello spettacolo un aiuto importante e uno stimolo ad affrontare con moderato ottimismo la sfida che ci attende.
In tal senso, nel rispetto delle priorità per le fasce più deboli, sarebbe opportuno:
– Inserire gli operatori dello spettacolo (artisti, maestranze, addetti ai lavori in genere) tra le categorie di lavoratori con priorità nel piano vaccinale.
– Prevedere il tampone di controllo gratuito per gli operatori dello spettacolo (artisti, maestranze, addetti ai lavori in genere) che non siano già stati vaccinati.
Si potrebbe pensare, ad esempio, a rendere disponibile in farmacia il tampone gratuito, da effettuarsi previa esibizione della propria tessera sanitaria e autocertificazione da parte del datore di lavoro che attesti la qualità di lavoratore dello spettacolo del soggetto richiedente.
Tali provvedimenti consentirebbero di poter tornare a lavorare – comprese tutte le attività che richiedono spostamenti, viaggi, interazioni, lezioni e incontri – al più presto in sicurezza. Una sicurezza per il pubblico e per gli artisti, staff, collaboratori sia quando operano sul territorio italiano che all’estero. In una situazione di totale disorientamento (sia per la pandemia che per la richiesta da parte degli Stati esteri di un ipotetico “passaporto sanitario” o lunghe disposizioni precauzionali) non si può rischiare di mancare ad occasioni lavorative provenienti da oltre confine (festival, fiere, eventi internazionali), frutto di tanto lavoro condotto negli anni scorsi.
È evidente che gli operatori culturali e dello spettacolo “professionisti” italiani non possono subire anche questa ulteriore discriminazione rispetto ad altre categorie e a colleghi esteri, auspichiamo, pertanto, che le istanze avanzate trovino accoglimento a tutela degli interessi della categoria