ROMA. “Troppa indifferenza, ci sentiamo isolati dall’autorità competente in relazione alle organizzazioni sindacali. Ora basta, è il momento di agire”. È quanto si apprende da una nota diffusa dal Sindacato Itamil Esercito.
“Nei giorni 27 e 28 marzo 2021, voteremo con i nostri associati per decidere se prendere o meno l’impegno di portare più di 500 militari tesserati presso il nostro sindacato, con le rispettive famiglie, al cospetto di Montecitorio, a Roma. Sulla linea della manifestazione organizzata da alcune sigle sindacali militari lo scorso 7 ottobre, non violeremo alcuna norma. Non sarà uno sciopero – si legge nella nota -, ma un raduno per rivendicare i nostri diritti di rappresentanza nella tutela dei nostri associati”.
Itamil Esercito contesta l’atteggiamento delle autorità preposte nei confronti dei sindacati: “Non vogliamo più sentirci emarginati. Non riceviamo risposte di alcun tipo, non veniamo coinvolti nei tavoli tecnici per istanze che interessano il personale militare ed in quelli riguardanti la parte operativa dei sindacati. È un silenzio ingiustificato ed assordante. Le uniche comunicazioni pervenuteci sono ‘richiami discutibili al rispetto di alcuni punti del decreto ministeriale sui sindacati che, dal nostro punto di vista, è in contrasto con l’art. 39 della Costituzione italiana”.
“Da quando sono stati costituiti i primi sindacati riconosciuti – prosegue la nota -, sono trascorsi due anni. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta in relazione all’accredito diretto in busta paga concernente l’adesione ai sindacati, come previsto dal decreto. Ciò avviene mentre alcuni ministri del nuovo Governo dialogano con le organizzazioni sindacali. Abbiamo scritto una lettera, inviata via Pec, al Ministro della Difesa, pienamente in linea con i concetti di democrazia, rispetto delle regole. Non intendiamo più sopportare questa situazione e, in attesa della legge, ci teniamo a gridare a gran voce che i sindacati hanno il dovere e il diritto di rappresentare con dignità i propri iscritti. A prevederlo è l’art. 39 della Costituzione italiana, oltre alla richiamata sentenza 120. Il primo passo è il voto, poi organizzeremo il resto. Saranno al nostro fianco giuristi, avvocati, giornalisti, parlamentari e diverse organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti universali dell’uomo. La misura è colma – in conclusione –, abbiamo perso la pazienza”.