In che modo The Week risponde perfettamente ai canoni stilistici dei Lostinwhite e in che modo invece è una novità per gli ascoltatori?
The Week contiene molti elementi della black music legacy: il groove, l’utilizzo dei fiati,
l’arrangiamento che strizza l’occhio all’armonia un po’ jazzistica a supporto di una melodia
orecchiabile e apparentemente “facile”; la novità sta nella freschezza interpretativa di Sofia
Anessi, la giovane del gruppo, che sottolinea come l’R&B etichettato Old School in realtĂ
può continuare a contaminarsi e rinnovarsi; anche il suono tipico dei Lostinwhite è un mix
originale tra l’approccio live e il lavoro in studio.
C’è qualcosa del vostro percorso artistico che vorreste cambiare a tutti i costi?
Direi di no; artisticamente sappiamo di aver trovato il nostro “centro” e questo non sarebbe
accaduto senza il nostro vissuto personale ed artistico, così come è stato fino ad oggi.
Chi sono i Lostinwhite e come si sono trovati a fare musica?
I Lostinwhite sono stati fondati da Vittorio Bianchi, pianista e produttore del progetto, oltre
che autore di quasi tutti i brani (anche Sofia ha partecipato alla scrittura di due brani del
prossimo album). L’incontro con gli altri elementi del gruppo è stato segnato soprattutto dall’ambiente della didattica musicale. Il sassofonista Angelo Peli è stato insegnante di Vittorio, Andrea Fazzi (chitarre), è stato allievo di Vittorio e anche Sofia è stata scoperta nella scuola bresciana (Ottava) dove insegnano anche i due guerrieri della base ritmica (Arki Buelli alla batteria e ingegnere del suono; Roberto Gherlone al basso). Diverse generazioni ci attraversano, ciascuna accomunata dalla passione per diversi rivoli della black music.
Cosa accadrĂ adesso?
All’inizio del 2021 uscirà un nuovo album per IRMA Records. Ci stiamo muovendo nella
nebbia per cercare di tornare al live e siamo giĂ al lavoro su un nuovo album.