Beatrice Campisi ama definirsi un’esploratrice musicale e ha cercato di trasferire questo valore nella scrittura e nell’interpretazione di “Cambiamento”: “il brano, che rappresenta il filo rosso di tutto l’album, è legato alla ricerca, al movimento necessario e incessante, anche doloroso, dell’uomo verso un altrove migliore, sia in senso figurato, sia letterale – racconta l’autrice -. L’ispirazione nasce dalla mia esperienza di insegnante presso la Casa Circondariale di Voghera; dall’incontro con i detenuti, di cui molti segnati da un passato di fuga da guerre e povertà, è scaturito un momento di profonda riflessione sulla sofferenza altrui, sulla necessità di un riscatto individuale che passi attraverso un percorso di catarsi, sull’importanza dell’accoglienza e del rispetto per il prossimo.”
Il brano vuole mettere in evidenza il parallelismo fra la traversata del Mediterraneo che compiono i migranti per cambiare le proprie vite, e il viaggio interiore che ogni essere umano deve affrontare per rinnovarsi. Da un lato la paura di lasciare ciò che è familiare, come l’attaccamento nostalgico al fanciullo che ha dovuto lottare e soffrire per “affrontare il mare” della vita; dall’altro il bisogno di riscattarsi da questa parte buia della nostra anima, per lasciare emergere, e poter accogliere, una nuova visione di noi stessi.
L’arrangiamento del brano, registrato presso Downtown Studios (PV), mixato presso Duna Studio (RA) e masterizzato presso La Maestà Mastering di G. Versari è strutturato per rappresentare tanto l’aspetto drammatico di un percorso doloroso quanto la forza vitale della tensione verso un nuovo inizio.
Il videoclip del brano, diretto da Lù Magarò, e realizzato in collaborazione con il collettivo “Riflessi ACV”, vanta la partecipazione di Christian Fagetti, ballerino solista del Teatro alla Scala: l’artista interpreta una coreografia originale incentrata sullo scontro/incontro di luci e ombre, di bianco e nero, e mette in scena con il proprio corpo le forze opposte che ci guidano e che possono convergere nella profonda trasformazione che chiamiamo “cambiamento”.
Note biografiche: Beatrice Campisi è una cantautrice siciliana trapiantata a Pavia e ama definirsi una “esploratrice musicale”. La sua formazione artistica è iniziata con lo studio di canto e pianoforte presso il Conservatorio Bellini di Catania ed è proseguita attraverso stages (come il campus formativo presso il CET di Mogol) e prestigiose collaborazioni (Claudio Lolli, Antonio Marangolo, Jono Manson). Ha partecipato a diverse rassegne musicali: Catania Jazz, presso il teatro Metropolitan di Catania, Bellini opera gala al Teatro Antico di Taormina; Il Tenco Ascolta presso l’Osteria delle Dame di Bologna in apertura a Sergio Cammariere; Brenzone Music Festival organizzato da Mauro Ottolini; Rassegna d’autore e d’amore in apertura ad Alice e Marco Ferradini; Storica e Nuova Canzone d’autore in apertura a Francesco Baccini, il MEI di Faenza, Lilith Festival, Il Festivalino di Anatomia Femminile diretto da Michele Monina in occasione del Festival di Sanremo 2019.
Il suo primo album, “Il gusto dell’ingiusto” (Ultra Sound Records, 2017), è stato prodotto dal cantautore americano Jono Manson e realizzato in collaborazione con SIAE e MiBACT nell’ambito del progetto “Sillumina”. Il disco è composto da 12 brani inediti che abbracciano un ampio spettro di influenze artistiche, dalla canzone d’autore alle radici siciliane, passando per contaminazioni jazzistiche. Dopo il progetto “Jukebox” (2019), una raccolta di brani della grande tradizione italiana e dialettale siciliana arrangiati in chiave personale, arricchiti dalla presenza di ospiti d’eccezione e accompagnati da videoclip, si è immersa nella scrittura e nella produzione (con Alessandro Alosi) del secondo album di inediti, la cui uscita è programmata per il 2021.
Al tour invernale in Germania (accompagnata dal “Flying Caravan”, colorato circo di cantautori italiani e internazionali), interrotto a causa del lockdown, segue l’uscita di “Ho visto Nina volare”, capolavoro di Fabrizio De André, con l’accompagnamento di Massimiliano Alloisio (chitarra classica) e tradotto nella lingua italiana dei segni da Mauro Iandolo. Il brano, registrato nella stupenda location dei Musei Civici di Pavia, ha fatto da colonna sonora al monologo di Davide Enia, “Sulle tracce di Bemnet”, andato in onda su Rai Radio 3, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2020. L’artista ha partecipato a “Dedicato a De André” (2020), omaggio dei musicisti pavesi al grande cantautore genovese, da cui è nato un doppio CD e “Femita, femmine rock dello stivale” (2020), un libro di Laura Pescatori, che presenta un excursus sul panorama musicale italiano al femminile (con Cristina Donà, Teresa De Sio, e molte altre).