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Coronavirus e sovraindebitamento

Il virus sta mettendo a dura prova l’economia, con imprenditori senza incassi, partita IVA, lavoratori atipici e precari fortemente a rischio. Bertollo (Legge3.it): “La domanda da porci è quanto possiamo stare senza incassare prima di fallire?”
Le conseguenze economiche del coronavirus iniziano a farsi sentire in modo prepotente. L’Italia si trova a vivere una situazione emergenziale mai vista prima, con la proclamazione di tutto il territorio nazionale “Zona Rossa” (DPCM del 9 marzo 2020) e, pertanto, soggetto a limitazione negli spostamenti delle persone ma anche della gestione di moltissime attività commerciali.
Le aziende del settore turistico e culturale devono restare chiuse almeno fino al 3 aprile, con possibilità di proroga, ma restano chiuse anche molte altre attività. Misure che si sono rese necessarie per il contenimento del numero dei contagi, ma che, di fatto, si traducono in una totale mancanza di incassi per decine di migliaia di imprenditori e liberi professionisti, a fronte di spese fisse che continuano ad esserci.
“A solo un giorno di “Zona Rossa” italiana abbiamo già i primi licenziamenti e le prime chiusure di aziende. – Dichiara Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it, che si occupa di aiutare gli imprenditori ad uscire da situazioni di sovraindebitamento. – Immaginiamo un’azienda che produce stand fieristici e proprio in concomitanza della stagione delle fiere più importanti si vede disdetti ordinativi ingenti di materiali che, magari, sono già stati realizzati. Immaginiamo tutti gli operatori turistici, della ristorazione, dello spettacolo che devono stare completamente chiusi, o un imprenditore medio italiano (che rappresentano circa il 95% del totale) che non ha un’azienda capitalizzata e che vive ogni mese con le ricevute bancarie da scontare. È tutto fermo e la domanda da farci è quanto possiamo stare senza incassare prima di fallire?”.
Guide turistiche, lavoratori stagionali, a chiamata, con contratti a termine o a Partita Iva. Sono molte le categorie che in queste settimane stanno rimanendo senza lavoro e, se le aziende non riusciranno a rialzarsi in piedi e ad evitare la chiusura totale, potrebbero non riuscire a trovarne uno nuovo neanche al termine dell’emergenza. Come venirne fuori, dunque?
“Può sembrare una cosa banale, ma la prima cosa da fare è quella di restare quanto più possibile lontano dai debiti. – Continua Bertollo – Un piccolo prestito chiesto in queste circostanze così difficili potrebbe diventare qualcosa di insostenibile in pochissimo tempo”.
I consigli di Gianmario Bertollo alle aziende in tempo di crisi economica da coronavirus (ma non solo):
capitalizzare l’azienda, utilizzare i risparmi per investire nell’azienda prima che in beni personali;
finanziare l’azienda per comprare asset produttivi di reddito;
non ricorrere a finanziamenti se si è un privato. Fare sempre e unicamente il passo secondo la gamba, come dice un vecchio detto. Il finanziamento deve portare reddito e non produrre spese.
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