Come anzidetto le sanzioni e le restrizioni unilaterali imposte da alcuni Paesi occidentali all’Iran hanno danneggiato l’economia occidentale perché hanno isolato quelle aziende dal mercato iraniano, e specie in Spagna molti si stanno lamentando.
Dopo l’imposizione delle sanzioni, l’Iran ha trovato alternative alle aziende occidentali e acquista beni da altri Paesi, ma la crisi economica nei Paesi europei ha portato al fatto che le aziende europee saranno insoddisfatte delle decisioni politiche prese da alcuni governi europei eterodiretti.
La Spagna si considera vittima delle sanzioni all’Iran imposte dai suoi alleati atlantici e, pertanto, le aziende spagnole stanno cercando di trovare modi per sviluppare relazioni con l’Iran. Se in effetti guardiamo alla natura di tali sanzioni, ci rendiamo conto che hanno causato più danni ai Paesi occidentali di quanto non abbiano fatto perdere alla Spagna in particolare il grande mercato iraniano. Le aziende spagnole che fanno affari in Iran hanno ripetutamente criticato il loro governo per aver applicato le sanzioni. Qui in Italia, se c’è qualche azienda che si lamenta di tale situazioni, cala il silenzio e nessuno ne parla.
I Paesi europei hanno il desiderio di evitare che le sue aziende subiscano le sanzioni imposte da Washington per ripicche bilaterali che affondano nella storia contemporanea. Il problema principale è la possibilità dell’applicazione extraterritoriale delle sanzioni statunitensi, che, oltre alle aziende iraniane, le stesse aziende europee che stanno già lavorando con l’Iran possono diventare a loro volta oggetto di pressioni sanzionatorie statunitensi.
Se l’Europa riuscirà a difendere i propri interessi, dovrebbe assicurare che le sanzioni statunitensi contro l’Iran non riguardino le società europee, e se gli europei riusciranno a difendere una propria indipendenza reale, allora apparirà un precedente quando il destino delle sanzioni sarà deciso senza riferimento alla politica unistatale e alla legislazione di Paesi terzi.
I Paesi europei sono chiaramente sotto pressione economica; e gli Stati Uniti, non solo hanno rifiutato di concludere il partenariato transatlantico per gli investimenti e il commercio (Transatlantic Trade and Investment Partnership-Ttip), ma intendono anche fissare quote per l’importazione di acciaio e alluminio dall’Ue. Inoltre le misure compensative offerte dai governi dell’Ue a quelle società che potrebbero essere oggetto di sanzioni secondarie statunitensi non compensano completamente i costi, oltre a pesare sulle spalle del cittadino europeo.