di Claudio Nassisi, Dottore Commercialista e Phd in economia e socio Aidr
La necessità di introdurre nella Pubblica Amministrazione i servizi di cloud computing è stata, da ultimo, prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza e più precisamente nella componente n.1 Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza della Missione n.1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo. Per raggiungere gli obiettivi della componente n.1 è stato stanziato 1 miliardo di euro tra i 9,72 miliardi previsti per le esigenze della intera Missione n.1.
La tendenza ad archiviare i dati non più all’interno di data center di proprietà aziendale ma di affidarli a soggetti terzi ha cominciato a prendere piede dal 2006 su iniziativa delle più grandi aziende legate ad internet (Google e Amazon per esempio).
Questa soluzione, infatti, ha diversi aspetti positivi in favore degli utenti. In particolare consente di realizzare un accesso ai sistemi:
- maggiormente intuitivo e con elevata agilità;
- più reattivo e capace di risolvere i problemi di carico e di saturazione dovuti ai picchi di richieste in maniera elastica;
- simultaneo con risorse hardware e software virtualmente dedicate ma di fatto condivise.
Dal lato dell’organizzazione aziendale è invece capace di:
- abbattere i costi di manutenzione dei sistemi;
- ridurre i tempi e le procedure di aggiornamento hardware e software;
- contrarre le spese per la fornitura di energia elettrica;
Secondo un grado crescente di delega al fornitore del servizio sono previste le seguenti soluzioni:
- Infrastructure as a Service (IaaS): il cliente è responsabile della maggior parte dei controlli di sicurezza mentre il fornitore si limita al servizio di archiviazione e di virtualizzazione;
- Platform as a Service (PaaS): basata su un servizio integrato sia software che hardware secondo il quale il cliente sviluppa e gestisce esclusivamente i propri applicativi;
- Software as a Service (SaaS): è la forma più completa del cloud. Il cliente deve solamente accedere al servizio mentre l’intera struttura sottostante è rimessa alla gestione del fornitore (aggiornamenti sia software che hardware). Non è prevista l’installazione di software sulle singole macchine e l’accesso dei gruppi al programma è più lineare e affidabile.
Alla luce delle criticità potenzialmente connesse al fatto che i dati verranno archiviati su infrastrutture di proprietà di soggetti terzi (potenzialmente dislocati in ambito internazionale e, ad oggi, con tutta probabilità anche extra UE), al fine quindi di garantire un autonomo controllo sulle infrastrutture digitali, il dipartimento per la trasformazione digitale e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale hanno elaborato nel settembre 2021 un documento tecnico di indirizzo per l’implementazione e il controllo del cloud per la PA denominato Strategia Cloud Italia.
Diventa quindi necessario consolidare una impostazione denominata Cloud First sulla base della quale le PA in fase di definizione di un nuovo progetto, e/o sviluppo di nuovi servizi, devono, in via prioritaria, adottare il paradigma cloud in particolare i servizi SaaS.
Le diverse modalità di gestione saranno disposte secondo il tipo di dato e di servizio trattato e, in particolare, secondo il danno che una loro compromissione, in termini di confidenzialità, integrità e disponibilità, provocherebbe al sistema Paese.
I dati e i servizi sono stati classificati in:
- strategici: la cui compromissione può avere un impatto sulla sicurezza nazionale;
- critici: la cui compromissione potrebbe determinare un pregiudizio al mantenimento di funzioni rilevanti per la società, la salute, la sicurezza e il benessere economico e sociale del Paese;
- ordinari: la cui compromissione non provochi l’interruzione di servizi dello Stato o, comunque, un pregiudizio per il benessere economico e sociale del Paese.
Il Polo Strategico Nazionale sarà coinvolto nella gestione delle prime due classi.
La necessità di riorganizzare le modalità di attivazione di questo tipo di servizi deriva anche dal rischio che l’erogazione sia oggetto di modifiche unilaterali da parte del fornitore (dal punto di vista dei costi sino all’interruzione del servizio stesso) nonché dall’applicazione della normativa vigente nei paesi dove sono dislocati i data center.
Il Polo Strategico Nazionale sarà invece distribuito sul territorio nazionale in almeno 4 data center dislocati su 2 regioni. In questo modo potrà fornire le tecnologie e le infrastrutture capaci di garantire la continuità operativa richiesta al servizio. La gestione sarà affidata a un fornitore qualificato.
La Strategia Cloud Italia prevede tre distinte fasi cronologicamente successive:
- entro la fine del 2021: pubblicazione del bando di gara per la realizzazione del PSN;
- entro la fine del 2022: aggiudicazione e realizzazione del PSN mediante l’aggiudicazione del bando di gara;
- dalla fine del 2022: migrazione delle amministrazioni verso il PSN, da concludersi entro la fine del 2025.
A questo riguardo, con il proprio decreto datato 27 dicembre 2021 il Ministro dell’Innovazione tecnologica e della Transizione Digitale ha, infine, autorizzato la pubblicazione di un bando di gara finalizzato a definire la Strategia Cloud Italia elaborata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN).
Tenuto conto della elevata complessità del servizio in termini di delicatezza dei dati trattati e del complesso di infrastrutture hardware e software che sarà richiesto agli aggiudicatari della fornitura, è stata adottata la procedura di finanza di progetto su iniziativa privata (di cui all’art. 183 comma 15 del D.Lgs. 50/2016 “codice dei contratti).
Alla società per azioni Difesa e Servizi, interamente partecipata dal Ministero della Difesa, sarà affidato il delicato incarico di centrale di committenza per le successive fasi che saranno necessarie all’aggiudicazione.
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