Cresce l’attenzione da parte delle PMI alle soluzioni alternative ai finanziamenti bancari. Massimo Malvestio (Praude AM): quotazione processo lungo e costoso, fondamentale tenere in conto le specifiche esigenze.
“Borse e private equity”, Massimo Malvestio tra i protagonisti del forum di Assindustria Venetocentro
Oggi sempre più aziende, con lo scopo di sostenere il proprio percorso di crescita, scelgono di affidarsi a soluzioni alternative al credito bancario. Dalla quotazione in Borsa ai mini bond, dall’ingresso di partner industriali al private equity: ogni alternativa presenta delle opportunità, ma anche dei rischi. Sull’argomento è intervenuto l’esperto Massimo Malvestio. Lo scorso dicembre l’avvocato e fondatore di Praude AM ha preso parte come relatore al convegno “Tra Borsa e Private Equity, imprese al bivio: le scelte (vincenti) per crescere”. Promosso da Assindustria Venetocentro, il forum è stata l’occasione per analizzare il fenomeno, che riguarda in particolar modo le imprese venete. A dirlo una ricerca condotta da Cerved Rating Agency ed Equita: delle circa 661 imprese mid-cap non quotate presenti sul territorio italiano, 90 hanno sede in Veneto. Ad aprire i lavori il Vice Presidente di Assindustria Veneto Centro Marco Stevanato (Stevanato Group). Sul palco, oltre a Massimo Malvestio, Federico Riggio, CIO e Founding Partner di Helikon Investments, e Paolo Possamai, Direttore di “Nordest Economia” nonché moderatore del dibattito.
L’analisi di Massimo Malvestio
Diverse le cause che spiegano il trend, che dal 2020 ha subito un’ulteriore accelerazione. Desertificazione bancaria, aumento dei multipli riconosciuti alle PMI, una legislatura favorevole e un’ampia adesione ai criteri di accessibilità le principali. Tuttavia, avverte Massimo Malvestio, per un’azienda che intende aprirsi al mercato dei capitali è fondamentale individuare la soluzione in grado di rispondere alle specifiche esigenze del caso. Non tutte le imprese hanno la forza e la capacità per puntare a Piazza Affari: “Si tratta di un processo lungo, costoso, che impegna molto le società: ho visto gente spendere milioni e quotazioni raggiunte con costi vicini al 20% degli importi ottenuti”, ha dichiarato Massimo Malvestio nel suo intervento. Anche il private equity non è esente da rischi, soprattutto se l’impresa non ha la capacità di discernere tra i numerosi fondi e le loro reali intenzioni nei confronti dell’azienda. “Se si possono ottenere soldi dalle banche, visti i tassi, è possibilità che va sempre considerata”, ha concluso il fondatore di Praude AM.