IL MASSACRO DI KHOJALY
Ricorrono esattamente 30 anni da un massacro compiuto dalle forze armate armene ai danni della popolazione azerbaigiana. Il massacro di Khojaly è senza nessun dubbio, l’evento più terribile e più sanguinoso del conflitto del Nagorno Karabakh. Anche se le autorità azerbaigiane lo considerano come un vero e proprio genocidio, asteniamo da usare il termine “genocidio”, perchè nella prassi politica, purtroppo il termine genocidio, è diventato un oggetto del cosidetto “lawfare”,ovvero l’uso del diritto, in particolare del diritto internazionale, per motivi politici, spesso con uno scopo ostile verso altre nazioni.
Nagorno Karabakh. Prima di parlare di questo evento cosi terribile, sarebbe meglio fare il punto della situazione in questa regione c.d Nagorno Karabakh. Karabakh significa kara-nero, in turco, bakh-giardino in persiano,cioè giardino nero. Nagorno invece in russo significa,montuoso. Questo termine veniva utilizzato già dal settimo secolo. Anche soltanto il nome suggerisce che questo territorio era abitato da tante varie etnie per secoli. Non è giusto pretendere che sia una terra storicamente abitata dagli azerbaigiani oppure dagli armeni. Se analizziamo alcuni contratti stipulati negli anni 1800(a tal riguardo il contratto di Kurakchay[1] nel 1805), scopriamo che in quegli anni gli armeni non ci abitavano o erano una minoranza. È innegabile il fatto che in seguito ai contratti di Gulustan (1813)[2] e Turkmenchay[3] (1828) quasi 300.000 armeni sono stati trasferiti nel Caucaso e soprattutto in Karabakh(in conformità al articolo 15 del contratto di Turkmenchay), e di conseguenza gli armeni all’improvviso sono diventati una maggioranza e hanno cominciato ad avere approccio irredentiste espellendo altre popolazioni. In tal senso, il massacro di Khojaly è una delle prove.
Il massacro di Khojaly A partire dall’anno nuovo del 1992, gli armeni hanno cominciato a conquistare le città(abitate dalla maggioranza azerbaigiana) che circondavano Khankendi(dove c’era grande maggioranza armena) espellendo una centinaia di azerbaigiani che ci abitavano[4]. L’obiettivo principale degli armeni era Khojaly,l’unica città in cui esisteva aeroporto. Gli armeni, ancor prima avevano tagliato la strada che connetteva Khojaly con un’altra città dove c’era maggioranza azera, cioè Aghdam. L’unico mezzo rimasto per raggiungere Khojaly era l’ elicottero. Un reporter americano Thomas Goltz descriveva il suo terribile viaggio a Khojaly quanto segue: “La città era fredda e indifesa, non c’erano telefoni, non funzionava nulla, non c’era nemmeno acqua corrente, elettricità. L’unico collegamento con il mondo era l’elicottero”[5].
Nella notte fredda del 25 febbraio del 1992, in seguito al massiccio bombardamento di Khojaly, le forze armate armene hanno iniziato l’assalto alla città da 3 direzioni e hanno massacrato la popolazione civile tra cui donne, bambini senza esclusione di torture, vittime bruciate vive, mutilate,decapitate. Un scrittore brittanico, Anatol Lieven di “The Times” ha notato che “Alcuni di loro avevano delle lesioni terribili, ad una bambina le era rimasta solo la faccia”[6].
Nel suo libro dedicato al conflitto di Nagorno Karabakh, Thomas De Waal scrive che alcuni armeni ammettono quanto successo. Il poliziotto armeno Valery Babayan ammetteva che il motivo principale era “la rivincita”. Lui ha ammesso al reporter americano Paul Quinn-Judge che “Gli armeni hanno massacrato la popolazione civile azera che cercavano di scappare”[7].
L’ex presidente armeno Serzh Sargsyan (uno degli organizzatori del massacro di Khojaly) ha detto esattamente così: “Non parliamo di queste cose a voce alta. Si, è vero che a Khojaly c’erano i civili, ma c’erano anche i soldati insieme ai civili: quando un proiettile taglia l’aria non distingue fra civili e soldati, il proiettile non ha occhi. Prima di Khojaly gli azerbaigiani pensavano di scherzare con noi e pensavano che gli armeni non alzassero le mani contro la popolazione civile, ma siamo stati capaci di infrangere questo stereotipo”[8].
L’autore armeno Markar Melkonian aveva scritto e dedicato un libro al fratello Monte Melkonian (che era uno dei criminali nel genocidio di Khojaly) nel quale descrive dettagliatamente come i soldati armeni macellarono i pacifici abitanti di Khojaly: secondo l’autore alcuni abitanti, mentre stavano per raggiungere la via della salvezza, furono presi dagli armeni che cominciarono ad accoltellarli uno ad uno[9].
Secondo quanto riportato dalle fonti azere, in seguito all’aggressione armena, sono state uccise 613 persone, tra cui 106 donne e 63 bambini. In base alle fonti del Human Rights Watch sono state uccise almeno 200 persone, ma è probabile che anche altri 500-1000 persone siano state uccise[10]. Nel suo report Human Rights Watch ha definito il massacro di Khojaly come “il più grande massacro nel conflitto del Nagorno Karabakh fino ad oggi”[11].
Helen Womack, giornalista del “The Independent” ha descritto cosi gli eventi: “Ci sono pochi dubbi sul fatto che gli armeni hanno aggredito i civili azerbaigiani nelle montagne innevate. Ieri ho visto 75 tombe appena scavate, inoltre ci sono stati mostrati 4 corpi mutilati. Ho anche visto tante donne e bambine ferite da proiettile,tra cui uno appena nato”[12].
Continua ancora la negazione da parte dell’Armenia.
Le fonti summenzionati (a cui va aggiunto anche la sentenza della Corte europea dei diritti umani sulla questione) dimostrano che 30 anni fa le forze armate armene hanno commesso un grave crimine contro l’umanità. La sentenza del 22 aprile 2010 della Corte Europea dei Diritti Umani ha qualificato gli eventi di Khojaly come un atto di particolare gravità che costituisce un crimine di guerra ed un crimine contro l’umanità. Usando argomenti simili a quelli delle persone che negano l’Olocausto, i nazionalisti armeni ribadiscono che il numero dei morti è esagerato,che le vittime erano combattenti, gli armeni avevano messo a disposizione degli azeri “un corridoio libero” ecc. Però queste pretese non corrispondono al vero se investighiamo bene le fonti imparziali, le testimonianze ecc. Analizzando gli eventi avvenuti si vede che il massacro era accuratamente pianificato dalle forze armate armene che volevano espellere tutte le altre comunità dai territori che avevano appena conquistato. Il massacro di Khojaly è un grande esempio di quali possono essere le conseguenze del nazionalismo estremista. Purtroppo finora, non è stata esercitata nessun azione giudiziario nei confronti di colpevoli, le condanne per i fatti di Khojaly dimostrerebbero quanto sia importante individuare i colpevoli delle atrocità commesse nel periodo di guerra. Le condanne penali offrirebbero un senso di chiusura alle famiglie delle vittime e farebbero capire ai colpevoli che non possono mai essere sicuri di sfuggire alla giustizia. Inoltre questi processi ci ricordano che dopo la guerra sono gli individui a dover rispondere delle loro azioni, non i popoli interi. “Gli armeni” non hanno commesso alcun massacro.
Purtroppo il non riconoscimento del massacro da parte degli armeni è un grande ostacolo per la pace nella regione, come è stato osservato anche dal giornalista israeliano Rachel Avraham.
[1] https://karabakh.org/treaties/kurekchay-treaty/
[2] https://www.britannica.com/topic/Treaty-of-Golestan
[3] https://www.britannica.com/topic/Treaty-of-Turkmenchay
[4] Thomas De Waal, Black Garden,New York and London 2003, p 169
[5] Thomas De Waal Black Garden, New York and London 2003, p 170
[6] The Times, 3 Marzo 1992, “Bodies Mark Site of Karabakh Massacre”
[7] Thomas De Waal, Black Garden, London and New York, p.171
[8] https://carnegieeurope.eu/2012/02/24/president-interview-and-tragic-anniversary-pub-47283
[9] Markar Melkonian, My Brother’s Road, New York, Tauris, p. 213-214
[10] Human Rights Watch, Helsinki, 1994, Azerbaijan: Seven years of conflict, p.5
[11] Human Rights Watch, World Report 1993
[12] The Independent, 5 marzo 1992