«Comprendiamo le ragioni del Governo, ma non “l’entrata a gamba tesa” delle ultime previsioni normative sui Bonus Fiscali in Edilizia», esordisce così il Presidente di CNA Lombardia, Giovanni Bozzini, che aggiunge: «Siamo molto preoccupati e in contatto con molti parlamentari lombardi per segnalare tutto il disappunto dei nostri operatori, delle imprese e dei professionisti del mondo delle costruzioni e della filiera degli impianti».
A suscitare queste reazioni è la disposizione del Governo che introduce il divieto di “doppia cessione” del credito nel meccanismo di sconto in fattura dei Bonus Fiscali in Edilizia.
«Si tratta dell’ennesimo mutamento delle regole del gioco in corso d’opera, a neanche un mese dall’approvazione della Legge di Bilancio, che avevamo sperato definisse un quadro normativo stabile nel tempo. Comprendiamo non solo la necessità, ma addirittura l’urgenza di ridurre ed eliminare ogni spazio per operatori disonesti, alla luce della denuncia di una mole importante di frodi fiscali. In questo siamo e saremo sempre dalla parte della legalità, tuttavia il divieto di “doppia cessione” finirà con l’azzerare ogni possibilità di ricorrere al bonus fiscale per un numero elevatissimo di privati ed imprese, azzerando una fetta importantissima di mercato proprio sull’asset strategico dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, al centro degli sforzi del PNRR», tiene a precisare il Presidente di CNA Lombardia.
CNA Lombardia, nel testimoniare il proprio disagio per questo ulteriore singhiozzo normativo sulla vicenda Bonus Fiscali in edilizia, ricorda che il sistema casa in Lombardia vede 134 mila imprese attive di cui 100 mila artigiane, con una crescita degli occupati del 2% tra il 2019 e il 2020 e una crescita del valore aggiunto di oltre il 13% tra il 2019 e il 2021: il rischio, insomma, è di tagliare un processo di crescita e sviluppo.
«A prima vista, il Governo entra a gamba tesa dove sarebbe stato necessario usare un cesello più raffinato», conclude il Segretario regionale CNA Lombardia, Stefano Binda. «Anziché mettere fuori mercato numerosissimi operatori, in molti casi già esposti finanziariamente per operazioni in via di cantierizzazione, il Governo avrebbe potuto e potrebbe ancora far tesoro delle banche dati disponibili all’Agenzia delle Entrate, individuando piuttosto facilmente i “cedenti” sospetti, come imprese di recentissima costituzione, senza bilanci consolidati, spesso senza dipendenti. Il legislatore potrebbe anche imporre alle banche l’utilizzo di una serie di strumenti di valutazione, filtro e controllo, senza impedire a monte un elevato numero di operazioni che avrebbe previsto la doppia cessione. Insomma, c’è anche un tema di efficienza e razionalizzazione della PA, che ancora una volta scarica sugli onesti le proprie inefficienze».