È da poco uscito “Afrodisiaco”, il suo nuovo album. Lei è Helen Aria, cantautrice di Aosta che per questo nuovo capitolo ha deciso di ispirarsi agli anni ’70.
Ciao e grazie per essere qui con noi oggi. Hai voglia di raccontarci i punti più salienti della tua carriera e l’esperienza che ricordi con più piacere?
Sono sempre stata affascinata dalla musica, fin da piccola mi piaceva riempire le bottiglie con vari oggetti (riso, perline, conchiglie) e sentire i rumori che venivano emessi quando le agitavo. Ho iniziato gli studi musicali con il flauto traverso nel periodo delle scuole medie e successivamente ho deciso di prendere lezioni di canto moderno proseguendo con gli studi di canto lirico al conservatorio. Ho continuato da autodidatta e nel 2018 ho dato vita al progetto “Helen Aria” realizzando 4 album e presentando la mia musica durante i live show. Ci sono vari momenti che porto insieme a me con molto piacere e fra questi ricordo bene quando mi sono recata per la prima volta in studio di registrazione (TdE ProductionZ) dove ho conosciuto il mio produttore artistico Momo Riva.
Qual è l’ingrediente che non dovrebbe mai mancare in un pezzo di Helen Aria?
Adoro sperimentare inserendo nei brani vari suoni, rumori, utilizzando diversi strumenti. Tuttavia, ciò che all’interno di un brano mi identifica maggiormente è la presenza della voce che mi permette di attribuire ad ogni composizione un colore del tutto personale.
Ci parli di “Afrodisiaco”, il tuo nuovo album?
L’album si ispira agli anni ’70, soprattutto per le sonorità e gli arrangiamenti, e trova degli spunti all’interno del mio percorso universitario in ambito cinematografico, teatrale e musicale. È stata fondamentale la collaborazione con diversi artisti: il produttore e arrangiatore Momo Riva che ha suonato batteria, basso e chitarra in ogni brano; il violoncellista Federico Puppi che ha mescolato il timbro caldo e brillante del suo violoncello a sonorità elettriche in 11 tracce; Stefano Blanc, violoncellista dell’orchestra sinfonica della Rai, ha registrato il brano “Blue Dreams”; Andrea CadIO Cadioli, insegnante di arti visive a Los Angeles, ha realizzato i visual per i videoclip dei brani e la grafica della cover dell’album.
Che effetto fa sapere che una tua canzone può emozionare e fare da colonna sonora a qualcun altro?
Ho sempre pensato che la musica possa fungere da tramite tra il compositore e l’ascoltatore. Ci mette in comunicazione nel profondo, può tracciare un legame invisibile, ma molto resistente. È una condizione che non si può sempre manifestare e ciò dipende anche dalla modalità di ascolto di un brano, dalla sensibilità dei vari individui e dell’esperienza fruitiva del singolo. Tuttavia quando questo accade è qualcosa di veramente forte, ci lega, ci tiene uniti, rafforza la nostra empatia e la nostra sensibilità. Sapere che una mia canzone possa essere in grado di generare tutto questo è per me qualcosa di magnifico.
Prossimi passi, hai altre canzoni pronte?
Per ora no, dopo la realizzazione di un album mi prendo sempre un po’ di tempo per ricercare nuovi stimoli artistici. Comunque mi sono già venute in mente altre intuizioni e a breve mi metterò all’opera per finalizzarle.
I desideri di Helen Aria. C’è un sogno professionale che speri di potere realizzare presto?
L’unico grande sogno della mia vita è quello di poter lavorare con la musica e con l’arte. Mi impegno ogni giorno perché questo accada coltivando il mio progetto “Helen Aria”, ma anche portando avanti gli studi universitari (sono attualmente iscritta al Corso di laurea in DAMS presso l’Università degli studi di Torino).