di Silvia Pedrazzini
Le restrizioni sociali dovute al COVID-19, hanno rappresentato una seria minaccia per la salute mentale della popolazione; tutto ciò ha incrementato l’uso di farmaci per la salute mentale, compresi gli antidepressivi .
Inoltre, non sorprende che la pandemia abbia avuto un impatto particolarmente significativo su soggetti con patologie psichiatriche o psicologiche pregresse come ad esempio depressione, ciclotimia, ansia ed attacchi di panico.
Il Professor Giulio Tarro spiega come hanno influito le restrizioni delle libertà personali imposte dai governi, come agisce sulla psicologia delle persone la pressione incessante da parte dei media che alimentano l’incubo germofobico con la loro narrazione del Covid19 e quali danni psicologici si sono riscontrati su giovani e bambini in seguito all’attuazione delle misure restrittive.
In Germania ogni anno si utilizzano 1,5 miliardi di dosi giornaliere di antidepressivi; in Italia c’ è stato un aumento nell’utilizzo di antidepressivi dal 2020 ad oggi?
R : Non mi meraviglio che ci sia stato un aumento nell’utilizzo di anti depressivi dal 2020 ad oggi in Italia, con un punto di riferimento come quello tedesco che vede utilizzare un miliardo e mezzo di dosi giornaliere di antidepressivi in Germania.
Gli esperti criticano chi prescrive frettolosamente antidepressivi senza avvisare pazienti e parenti dei possibili effetti collaterali causati dall’abuso degli stessi. Quale consiglio può dare ai pazienti prima di ricorrere all’utilizzo di antidepressivi?
R: È ovvio che sarebbe consigliabile prima di prescriverli avvisare pazienti e parenti dei loro possibili effetti collaterali causati dal loro abuso!
Sui soggetti con patologie psichiatriche o psicologiche pregresse come ad esempio depressione, ciclotimia, ansia ed attacchi di panico. Quanto hanno influito le restrizioni delle libertà personali imposte dal governo?
R: Le restrizioni delle libertà personali imposte dal governo, il cosiddetto lockdown, hanno influito alla grande non è stata una sorpresa che la pandemia abbia avuto un impatto particolarmente significativo sulle persone che già vivono con la depressione o su quelle ad alto rischio di sviluppare la depressione come ad esempio depressione, ciclotimia, ansia ed attacchi di panico.
Come influisce sulla psicologia delle persone la pressione incessante da parte dei media che alimentano l’incubo germofobico con la loro narrazione del Covid19?
R: È scontato che i media siano stati responsabili dell’alimentazione di questo incubo germofobico mediante la continua ed incessante narrazione del COVID-19 con danni psicologici soprattutto su giovani e bambini per il disagio sociale causato dall’emergenza sanitaria COVID-19! Questo virus già di per sé svolge un ruolo neurologico, dimostrato dalla perdita dell’olfatto e del gusto, tra i primi sintomi, oltre quelli classici respiratori e tromboembolici dei piccoli vasi degli organi vitali. La stessa vaccinazione con SARS-CoV-2 è responsabile di effetti collaterali di tipo neurologico dimostrati dalle cefalee, la sindrome di Guillain Barrè, la trombosi del seno venoso e la mielite trasversa. Fondamentale è la loro diagnosi precoce per un pronto adeguato trattamento.
Quali danni psicologici si sono riscontrati su giovani e bambini in seguito all’attuazione delle misure imposte dal governo?
R: L’anno scorso ho inviato una mia lettera circolare alle scuole sotto l’egida del movimento italiano genitori onlus in cui accennavo allo stress che induceva questa epidemia da COVID-19 e dal pericolo dell’ansia di un’intera popolazione protetta dal sistema immunitario che però può essere compromesso “dallo stare in spasmodica attenzione di ogni notizia sul coronavirus regalataci dalle tv”.
Di seguito la lettera:
“ Moige – Movimento Italiano Genitori Onlus
06-03-2020
Delucidazione in merito al coronavirus
Care Mamme e cari Papà,
la sintomatologia di questa sindrome respiratoria da coronavirus viene considerata moderata per la maggior parte dei casi come un semplice raffreddore, che può però approfondirsi a livello bronco polmonare e dare una polmonite “mite”, secondo il centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, dichiarazione effettuata a fine febbraio dopo l’osservazione di circa 90mila casi.
Il rischio rappresentato dal COVID-19 è sostanzialmente uguale a quello delle tante epidemie influenzali che si registrano ogni anno senza per questo provocare scalpore.
Veramente, nel 1973, quando scoppiò il colera a Napoli, al di là di qualche folkloristica “barricata”, notai soprattutto confusione che avveniva in una città certamente preoccupata, ma che non vedeva l’attuale arrembaggio dei supermercati da parte di persone che, evidentemente, temono di dover morire di fame. Panico generalizzato invece nel 1978 durante la malattia che colpì per lo più i bambini tra uno e due anni di vita affetti da bronchiolite, anche per sciagurate diagnosi e terapie, che cominciò a trasformarsi sui giornali in una epidemia di Male Oscuro che terrorizzò la popolazione finché io scoprii il virus respiratorio sinciziale che la provocava.
Adesso facciamo un esempio. Ogni anno muoiono in Italia circa diecimila persone (per lo più anziane o affette da qualche patologia pregressa) per virus influenzale. La cosa non fa notizia, soprattutto perché queste morti sono disseminate in tutto il territorio nazionale. Immaginiamo ora che tutte le persone a rischio vengano ricoverate in un paio di posti, magari circondati da giornalisti alla ricerca di qualche scoop. La conseguente “epidemia di influenza che può causare la morte” spingerà innumerevoli persone (ogni anno sono colpiti da sindrome influenzale circa sei milioni di Italiani) a pretendere analisi e una assistenza impossibile ad ottenere.
Intanto dobbiamo staccare la spina ad una “informazione” ansiogena e ipocritamente intrisa di appelli a “non farsi prendere dal panico”. E questo, soprattutto, per permettere alle strutture sanitarie interventi mirati. Quali questi debbano essere non mi permetto qui di suggerirli in quanto, nonostante lo sfascio del Sistema Sanitario Nazionale, abbiamo ancora in Italia ottimi esperti. L’importante è che siano lasciati in grado di lavorare.
Bisogna considerare che oltre il 99% delle persone che vengono contagiati dalla malattia guariscono ed i loro anticorpi neutralizzano il virus e possono pertanto essere utilizzati per i contagiati più gravi.
Come prevenzione si suggerisce quanto già conosciamo per raffreddore ed influenza: frequente ed approfondito lavaggio delle mani e del viso, coprirsi con il gomito da tosse e starnuti, anche con mascherine ad hoc, stare a casa se ammalati, richiedendo l’immediato intervento sanitario se intervengono difficoltà respiratorie.
Le prospettive a questo punto dipendono dal comportamento epidemiologico tipo prima SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), esaurendosi e rimanendo una zoonosi nella provincia di origine oppure dando luogo ad epidemie sporadiche come la MERS (Middle East Respiratory Syndrome) e l’influenza aviaria relativamente per pochi individui ovvero, infine, diventando una virosi respiratoria umana stagionale come nel caso dell’ultimo virus influenzale della suina 2009 o degli altri coronavirus regionali meno aggressivi.
Da medico una ultima considerazione: Oggi l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni. E in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario, il quale può essere compromesso, – oltre che da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita – dallo stress, che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di ogni “notizia” sul Coronavirus regalataci dalla TV. Non vorrei quindi che questa psicosi di massa faccia più danni dell’ormai famigerato Covid-19.
Prof. Giulio Tarro ‘’