Dal 10 settembre è disponibile in rotazione radiofonica “VARENNE”, brano estratto da “ZOOLOFT” (Blackcandy Produzioni/Believe), nuovo album dei MCKENZIE già presente su tutte le piattaforme di streaming.
Un battito di mani per simboleggiare il trotto, una batteria percussiva per ricordare il galoppo e i violini di Nicola Manzan per simboleggiare la tensione di una vita travagliata com’è stata quella del campione Varenne – a cui deve il titolo questa canzone dei McKenzie -, com’è quella di tanti uomini e tante donne considerati già dei perdenti dalla nostra società occidentale. Persone, individui, esseri umani che vagano da un “padrone” a un altro nella speranza di trovare l’occasione giusta, il riscatto da una vita dal sapore amaro che non hanno scelto. “Varenne” fa parte di “Zooloft”, album di otto tracce pubblicato dai McKenzie ad agosto.
Ne abbiamo parlato direttamente con loro!
Come avete lavorato con il GRS STUDIO?
Abbiamo lavorato ininterrottamente per cinque giorni, registrato tutte le parti strumentali, aggiunto alcuni dei synth che sentite nel disco. È stato bello poter lavorare in un posto così e con a disposizione tantissimi strumenti di tutti i tipi e di un certo valore. Abbiamo addirittura registrato una chitarra con un amplificatore minuscolo, di quelli che vanno a pile. Era la prima volta che registravamo con Lorenzo Buzzigoli ma con il quale avevamo già vissuto delle esperienze insieme come BlackCandy: gli vogliamo molto bene e crediamo la cosa sia reciproca. Lì al GRS ci siamo voluti concentrare sulla parte strumentale, infatti le voci sono state poi registrate da Erica Cuda a Dissonanze Studios e il mix è stato fatto insieme a Carlo Scali con il quale c’è stata un’ottima intesa sin dall’inizio sulle cose da fare. È stato un lavoro corale tra noi, Lorenzo e Carlo stesso e siamo veramente contenti della riuscita.
Vi ricordate ancora qual è stato il vostro primo incontro? Come sono nati i McKenzie?
Di “primi incontri” ne abbiamo fatto a bizzeffe perché ci conosciamo e condividiamo l’amore per la musica da oltre vent’anni. Era un momento di stasi per ognuno di noi perché eravamo rientrati nel nostro paese d’origine, Luca e Ciccio avevano iniziato a suonare come semplice passatempo e per riprendere un po’ confidenza con una sala prove, poi un giorno è venuto anche Renato (sempre per lo stesso motivo ed esigenza) e da lì è iniziato tutto e nella maniera più semplice possibile: suonando.
Cosa vi portate dietro, se vi portate dietro qualcosa, della scena rock degli anni Novanta?
Ci portiamo tantissimo, praticamente tutto, non solo della scena Rock ma anche tantissimo di quella Rap, sia italiana che straniera. Abbiamo vissuto tanto, anche se da adolescenti in quegli anni e poi da più adulti nel nuovo millennio, di quell’epoca e siamo cresciuti nell’underground italiano, quello vero, grazie ad altri progetti musicali che ci hanno visto coinvolti. Due anni fa abbiamo anche rifatto “È Aria” di Umberto Palazzo e il Santo Niente ed insieme proprio ad Umberto che ha (ri)prestato la sua voce; trovate sia il video su YouTube che il singolo sulle varie piattaforme di streaming.
Forse non tutti se ne rendono conto ma quello che abbiamo ora lo dobbiamo tantissimo a quel decennio, non per nostalgia da “boomer” perché una volta era meglio, ma per un semplice dato di fatto: tante cose nuove che ascoltiamo oggi provengono da lì ma rimescolate. Puoi addirittura sentire un ritorno di certa dance music degli anni 90 nei tormentoni estivi di quest’estate, per dirne una.
Quanto è importante la dimensione live per una band? E per voi? Cosa pensate di quelle band che esistono solo in teoria, e usano le basi dal vivo?
Crediamo sia l’aspetto fondamentale per una band, o progetto solista che sia. Senza il contatto con il pubblico, senza la possibilità di far vivere i tuoi brani fuori dal contenitore non dai la possibilità alla musica, alla tua musica, di diventare parte di un processo collettivo, comunitario, sociale e di espressione umana. La musica è diffusione culturale e la cultura si sviluppa attraverso i rapporti sociali che possono esserci solamente entrando fisicamente in contatto; i social sono un mezzo importante da utilizzare nella giusta maniera, è solo un aspetto della nostra vita, se vogliamo metterla così. È forse scontato dirlo ma per noi la dimensione live è il 70% della nostra vita musicale: fare un disco è importante, necessario e un’esperienza diversa e affascinante ogni volta ma senza il dopo ha poco senso. Detto questo, non entriamo nel merito di certi approcci che sicuramente non condividiamo ma, sono scelte.
Come state in questo momento?
In questo momento esatto bene perché veniamo da due date importanti con i Marlene Kuntz, il disco sta andando bene e stiamo organizzando il prossimo futuro senza troppe preoccupazioni. Ne abbiamo vissute così tante in così pochi anni che ormai nulla ci spaventa.