L’Ass. Cammino chiede sinergia tra Ministero del Lavoro, MISE e MIUR per attuare il principio sancito dall’art. 32 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Roma, 8/06/2021 – L’Assemblea Generale dell’ONU nel 2019 ha proclamato il 2021 “Anno Internazionale per l’Eliminazione del Lavoro Minorile” allo scopo di sensibilizzare i governi ad attuare azioni legislative e politiche per porre fine al fenomeno che purtroppo ha ancora di rilevanza globale.
«Nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione del Lavoro Minorile è necessario mettere in evidenza che in Italia, paese che dal 1967 ha vietato il lavoro per i minori degli anni sedici, il fenomeno non è affatto marginale e non è mai scomparso – conferma l’Avv. Maria Minotti, Vicepresidente nazionale per Area centro di CAMMINO – anche per i legami potenziali tra le esperienze di lavoro precoce tra i preadolescenti e l’altro preoccupante fenomeno della dispersione scolastica dei giovani, di cui l’Italia detiene il più alto tasso tra i paesi europei».
Esistono molti giovani italiani che non hanno un titolo di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale, che vengono privati della loro infanzia, della loro dignità e che sono ad alto rischio di un inserimento debole in un mercato del lavoro senza regole e tutele, caratterizzato da bassi salari, mansioni non specialistiche e scarso apprendimento di contenuti professionali.
Le esperienze di lavoro precoce – nel settore ristorazione, agricolo, commercio e artigianato –nascono, infatti, come forma di sostegno alle attività professionali delle famiglie, all’interno quindi del mondo delle micro-imprese, quando i genitori si convincono che non tutti sono portati per lo studio, con la conseguenza che, invece di investire per i propri figli su un percorso scolastico a medio e lungo termine, preferiscono far loro imparare velocemente un mestiere e andare a lavorare.
«Il grande rischio è che queste esperienze di attività comunque illegali – prosegue l’Avv. Minotti – contribuiscano a un inserimento debole nel mercato del lavoro, esponendo una quota di giovani adolescenti a una probabilità più alta di essere i lavoratori poveri del futuro, con profili professionali poco qualificati, bassi salari e scarse risorse per contrattare un buon posizionamento nel mondo del lavoro».
L’allargamento delle aree di povertà seguite alla pandemia del COVID-19 e una scuola che non sa appassionare i ragazzi, che non sa trattenere “i più difficili”, che non differenzia la propria offerta formativa in funzione delle diverse intelligenze individuali, rischia ora di aggravare la situazione.
«CAMMINO evidenzia la necessità di intraprendere un serio monitoraggio del lavoro minorile (fermo a una ricerca ISTAT del 2013) che vedeva già occupati illegalmente nel nostro paese oltre 340.000 minori al di sotto dei 16 anni – afferma la Presidente Naz. Avv. Maria Giovanna Ruo – per arginare la progressiva crescita dello sfruttamento del lavoro dei minori e degli adolescenti. Ma ancor di più ritiene necessario, per la realizzazione dell’obiettivo comune di prevenire, combattere e proteggere i minori anche dallo sfruttamento nell’ambito lavorativo, un impegno costante e interventi tesi a promuovere politiche finalizzate all’inclusione scolastica, alla crescita economica dei territori e di sostegno alle famiglie».
CAMMINO chiede che ci sia sinergia tra Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per attuare quel principio fondamentale sancito dall’art. 32 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea che, nel vietare il lavoro minorile se non è terminato il percorso della scuola dell’obbligo, prevede che: “i giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro appropriate alla loro età ed essere protetti contro lo sfruttamento economico o contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, psichico, morale o sociale o che possa mettere a rischio la loro istruzione”.