Biografia
Giuseppe Panza in arte Mavì (nato a Palermo, 20 anni), di padre campano e di madre siciliana. Il suo rapporto con la musica è sempre stato bilaterale poiché ha vissuto diverse tradizioni musicali ma nello stesso tempo tradizioni che lo portano, all’età di 6 anni, ad entrare a far parte del coro delle voci bianche del Teatro San Carlo di Napoli. In quello stesso periodo comincia a comporre le prime note al pianoforte cercando di riprodurre le colonne sonore degli anime giapponesi che sin da piccolo hanno influenzato la sua vita, sviluppando così una vera e propria passione per lo strumento fino a condurlo qualche anno dopo ad iscriversi al conservatorio Bellini di Palermo, lì dove intraprende oltre ai normali studi di solfeggio, teoria musicale e pianoforte anche lo studio del violino, appassionandosi inoltre a strumenti come la chitarra e percussioni varie presenti durante le ore di musica d’insieme passate nella sezione musicale della sia scuola media.
Dopo quasi 6 anni di studi musicali, la vita del liceo classico e la poca ispirazione che la musica classica in quel momento offriva, fanno sì che all’età di 16 anni lasci il conservatorio e si dedichi, insieme ad un gruppo di amici, ad un progetto artistico grazie al quale si accosta alla scrittura e riscopre le proprie doti canore, concependo da lì a poco i primi brani. In quel periodo comincia a nutrire una grande curiosità nei confronti della musica elettronica a tal punto che, conseguita la maturità classica, decide di isolarsi e dedicarsi completamente alla produzione musicale, arricchendo lo studio da autodidatta con degli studi privati di sound design allo scopo di sperimentare e creare un nuovo progetto musicale che unisce la sua visione di musica alla passione per la multiculturalità con particolare accezione al quella orientale.
INTERVISTA
Cosa rappresenta per te la musica?
Credo sia la domanda piú complessa che si possa fare ad un artista, io credo che la musica, per una persona qualunque rappresenti un momento in cui staccare la spina o per dare una colonna sonora a dei momenti della propria vita, per un artista invece la musica rappresenta la quotidianità ,tutto quello che faccio, dico o penso é sempre in relazione alla musica ed é per questo motivo che nasce l’esigenza di scrivere o di tradurre queste azioni quotidiane nell’unica lingua che conosco, ovvero quella della musica. Tuttavia ciò che ho appena detto appartiene all’emisfero materiale dell’artista, mentre io ho sempre diviso la rappresentazione della musica in due emisferi e il secondo é quello dell’ignoto, quello fatto di stranezze, cose inspiegabili, immagini esuberanti, insomma una sorta di luogo onirico dal quale solo chi ha siglato un patto col diavolo musicante può attingere informazioni ed idee. L’insieme di tutto ciò per me é la musica.
Raccontaci com’è nato il tuo ultimo progetto discografico.
“Sahara” é nata da un connubio di concetti e idee musicali che sentivo il bisogno di rappresentare, prima tra queste l’estetica musicale. Stavo cercando un modo di unire il mio rapporto potremmo dire “stendhaliano” con gli anime e l’arte giapponese, con il mio mondo musicale. E da questo matrimonio nasce “Sahara”, ma soprattutto Mavì.
Quali artisti-personaggi ti hanno cambiato la vita? (Anche non esclusivamente legati al mondo musicale)
In realtà credo di essere un ottimo ascoltatore e mi piace spaziare molto. Elencarti i classici nomi di chi ha fatto la storia della musica italiana e straniera sarebbe banale da parte mia, anche perché escludendo la grande grande passione per Pino Daniele e la profonda ammirazione per Renato Carosone, oggi tendenzialmente non ascolto piú questo genere di canzoni se non in determinate occasioni. Per quanto riguarda artisti che al giorno d’oggi credo siano stati la mia maggior ispirazione voglio farti 5 nomi, anche se ci sarebbe una lista veramente lunga da fare: Don Diablo, 53 Thieves, Mura Masa, Nothing nowhere, Tha Supreme, questi sono gli artisti che negli ultimi due anni mi hanno ispirato davvero tanto. Ma coloro che mi hanno davvero cambiato la vita sono artisti come “Eiichiro Oda”, ”Masashi Kishimoto”, ”Takeshi Obata”, ”Tsugumi Oba”, ”Yoshihiro Togashi” e tanti altri fumettisti, creatori dei capolavori manga fonti infinite di ispirazione e compagni di vita.
Quale ruolo riveste la musica nella società?
La musica ha un impatto fondamentale nella società, credo che dopo l’acqua ed il cibo sia la terza fonte di vita per l’essere umano, motivo per cui oggi, non tenendo conto del periodo che stiamo vivendo, é un’industria sempre fertile , ma soprattutto un campo dove le persone non smettono mai di investire. Quindi, sicuramente come ho già spiegatola musica rispecchia sentimenti ed emozioni del popolo, ma é inutile nascondere che rappresenta una fonte economica essenziale per tutti i paesi.
Come può sopravvivere la musica in tempi di Covid?
Non penso di avere una vera e proprio risposta a questa domanda, credo che l’adattamento peró sia fondamentale, allo stesso modo di come stanno facendo le scuole e le attività che non hanno potuto riaprire fisicamente. Ma la cosa piú importante é non smettere di sognare e da che mondo é mondo, é nei momenti piú difficile che un artista scrive le migliori canzoni, quindi bisogna approfittarne e rendere prolifico questo momento.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Il mio sogno sarebbe quello di viaggiare, conoscere piú culture musicali possibili, vivere facendo quello che amo e sperimentare nuove fusioni di generi, magari creare un genere mio, insomma credo sia normale a vent’anni avere molte ambizioni, quindi spero tra dieci anni di rispondere alle vostre domande e potervi raccontare di tutto questo.