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Con il coordinamento di prof. avv. Marta Silvia Cenini e Rita Zappador SINE QUA NON
Oggetto: Recovery Plan – Proposte di misure e riforme per il settore delle arti e dello SpettacoloÂ
Egregio Ministro Franceschini,
Il protrarsi della pandemia ha messo in ginocchio il settore delle arti e dello spettacolo, con un impatto di poco inferiore a quello subito dal trasporto aereo, per fare un esempio:
- fonte CGIA Mestre media di calo Ingressi, spesa al botteghino, fatturato dell’attività teatrale – 75%;
- fonte Assomusica e Siae media di calo Ingressi, spesa al botteghino, fatturato dell’attività concertistica – 93%
Altresì Lei stesso ha affermato durante l’audizione alle Commissioni riunite cultura di Camera e Senato del 17 marzo u.s. che dobbiamo trasformare questa situazione disastrosa in una opportunità di crescita.
Culture Action Europe ha chiesto ai governi europei di dedicare almeno il 2% del Recovery Fund alla cultura sottolineandone la crucialità e priorità come settore. L’ecosistema culturale italiano deve coinvolgere tutte le parti interessate, sia pubbliche che private nell’utilizzo del Recovery Fund, ben sapendo che ogni euro speso/investito in cultura ne genera due come effetto diretto ed indiretto.
Uno studio recentissimo di Ernst&Young “Rebuilding Europe: the cultural and creative economy before and after Covid 19” fa notare che le Industrie Culturali Creative in EU fino a prima della pandemia erano uno dei settori con il maggior numero di posti di lavoro (ad es. 8 volte di più del settore delle telecomunicazioni), e le ICC crescevano annualmente con un tasso superiore alla media UE, riportando un surplus nella bilancia commerciale per i beni culturali pari a 8,6 miliardi di euro.
Il rapporto Ernst&Young suggerisce un massiccio finanziamento pubblico e la promozione dell’investimento privato e un quadro legale solido che crei le condizioni necessarie per il rilancio del settore, ben consapevoli delle enormi ricadute positive sul quadro sociale e turistico del continente.
L’Italia ha firmato l’anno scorso la Convenzione di Faro, nata per sottolineare gli aspetti importanti del patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia e promuovere una comprensione più ampia del patrimonio culturale e della sua relazione con le comunità e la società . Gli oggetti e i luoghi non sono, di per sé, ciò che è importante del patrimonio culturale. Essi sono importanti per i significati e gli usi che le persone attribuiscono loro e per i valori che rappresentano. Le espressioni delle arti performative rientrano alla perfezione in ognuno di questi significati ed obiettivi, essendo generatori di domande, facilitatori di capacità critiche, appagatore di bisogni primari condividendo la musica con sesso e cibo il sistema limbico.
Abbiamo letto con attenzione la bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza redatta dal Governo Conte e ascoltato le Sue parole nella predetta audizione e abbiamo compreso che al momento poco o nullo spazio è riservato al settore dello spettacolo dal vivo.
Con questo documento dunque vorremmo presentarle le nostre osservazioni e proposte affinché le risorse europee debbano necessariamente essere utilizzate anche per il rilancio e crescita di questo fondamentale settore della cultura, che vede 300.000 imprese con 150.000 addetti e un valore economico prodotto di 8,2 miliardi di euro (fonte Io sono Cultura 2019 redatto da Unioncamere e Fondazione Symbola).
“L’opera d’arte genera un rogo che continua a bruciare nella cenere che resta” – W. Benjamin, perfetta metafora dell’esperienza insostituibile dello spettacolo dal vivo.
Chi siamo.Â
Innanzitutto per settore dello spettacolo dal vivo intendiamo tutto il mondo delle arti performative, dalla musica (lirica, sinfonica, popolare contemporanea, jazz e altro), al teatro, alla danza, al teatro di strada e a tutte quelle arti performative al momento meno riconosciute ma altrettanto significative per la Cultura di un Paese come l’Italia quali le attività circensi e lo Spettacolo Urbano. Questo documento tuttavia non può prescindere da tutte quelle realtà ed esigenze legate all’intera filiera delle arti performative: non solo dunque musicisti e artisti, ma anche imprenditori e altri professionisti che operano nelle fasi di creazione, progettazione, produzione, realizzazione, messa in scena, allestimento tecnico, distribuzione, diffusione, promozione e divulgazione di opere, prodotti, beni e servizi e molti altri. A titolo esemplificativo, dunque, sono ricomprese le attività di promoter, agenzia, management, produzione, promozione e comunicazione, case discografiche, operatori della filiera della creazione e vendita di strumenti musicali e apparecchiature, ecc. come ben dispone il disegno di legge d’iniziativa dei senatori Nencini, Cangini, De Lucia, Laniece, Rampoi, Saponara, Sbrollini comunicato alla Presidenza il 10 marzo 2021, lungimirante punto di partenza per una piena consapevolezza, riconoscimento e sviluppo delle competenze e professionalità del settore.
Recovery Plan e piano di azioni del Governo.Â
La lettura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza elaborato dal Governo Conte ha messo in luce che il settore dello spettacolo non è considerato in quanto tale: esso può però rientrare a pieno titolo negli obiettivi generali della Missione Turismo e Cultura, che tuttavia verrà cambiata anche in considerazione dello scorporo tra Ministero della Cultura e del Turismo. Vi sono poi ulteriori significativi punti di connessione con i seguenti obiettivi che certamente saranno confermati anche nel nuovo PNRR: inclusione e coesione; parità di genere; istruzione e formazione; digitalizzazione; rigenerazione urbana e periferie; rigenerazione dei borghi e delle zone rurali; terzo settore.
Abbiamo compreso dal Suo discorso del 17 marzo che l’azione di governo per i prossimi anni si concentrerà su 3 settori: contemporaneo; industrie culturali e creative; cultura nell’era digitale.
Innanzitutto, con specifico riferimento al contemporaneo, chiediamo che il sostegno sia esteso anche al settore dello spettacolo e delle arti performative contemporanee.
Con riguardo alle industrie culturali e creative e in generale con riguardo agli operatori del settore (anche fondazioni e enti non-profit), come anche accennato sopra, chiediamo che l’intera filiera del settore delle arti performative abbia un autonomo e adeguato riconoscimento. In particolare chiediamo che vengano messe in atto le seguenti azioni:
- riconoscere dal punto di vista giuridico e previdenziale tutti i lavoratori del settore dello spettacolo dal vivo (attuazione progetto Codice dello Spettacolo, citato durante l’audizione, in attuazione delle deleghe previste dalla Legge 22 novembre 2017, n. 175 pubblicato in G.U. n. 289 del 12-12-2017); si propongono le seguenti disposizioni: posizione previdenziale unica, reddito integrativo, prestazione occasionale, possibilità per gli autonomi di versare direttamente i propri contributi;
- riformare la normativa che disciplina l’importazione di artisti stranieri che è disorganica, farraginosa e ci impone come primo e unico paese al mondo per incombenze documentali richieste ai gruppi stranieri (convenzioni bilaterali, modalità per le agibilità enpals ecc.).
- riformare il FUS per permettere le sovvenzioni ai soggetti attualmente non riconosciuti e/o creazione di un Fondo Unico per le Arti Performative; come anche lei ha detto durante l’audizione del 17 marzo, i finanziamenti a fondo perduto così come le altre sovvenzioni durante la pandemia hanno infatti fatto emergere una popolazione di lavoratori e operatori e imprese al momento non riconosciuti;
- incrementare i fondi destinati allo spettacolo dal vivo e prevedere anche il finanziamento pubblico di festival e altre attivitĂ culturali finora non prese in considerazione stante parametri datati e incongruenti con la realtĂ attuale, in modo che lo Stato torni ad essere il committente delle arti anche performative; prevedere fondi speciali per incentivare le produzioni che coinvolgano artisti giovani (fascia 16 /20 anni) e artiste, operatrici, imprese, lavoratrici donne;
- inserire specifiche agevolazioni fiscali e allineamento dell’IVA rispetto ad altri settori; nel settore della musica dal vivo ad esempio l’aliquota agevolata al 10% è applicata solo alla prestazione artistica e alla sua intermediazione, mentre a tutte le altre prestazioni connesse, altrettanto necessarie per la realizzazione dello spettacolo o dell’evento, viene applicata l’aliquota generale del 22%. Chiediamo dunque l’attuazione ed estensione dell’aliquota 10% per tutti gli organismi della filiera collegati alla musica, dal vivo, inclusa la vendita e il noleggio delle attrezzature per la musica dal vivo (v. sotto);
- estendere l’aliquota al 4% per prodotti video-fonografici e prodotti culturali destinati al pubblico quali ad esempio gli strumenti musicali, loro accessori e ad ogni altro materiale didattico destinati alla formazione, in collegamento con la missione Istruzione e formazione e inclusione sociale (v. sotto);
- introdurre la detraibilità delle spese culturali (es. dei biglietti di teatro e di spettacoli dal vivo, iscrizione alle scuole di musica, acquisto di strumenti musicali, ecc.) per favorire l’accesso non solo al consumo di cultura ma anche alla produzione di cultura, essendo l’Italia uno dei paesi peggiori per quanto riguarda la produzione culturale (ad esempio le ragioni per imparare a suonare a qualsiasi livello sono molte: è un apprendimento esemplare, che insegna il piacere e il sacrificio della conquista e delle emozioni, insegna a gestire gli errori in tempo reale, sviluppa la socialità , sviluppa l’originalità di contro alle pratiche del copia-incolla ed eleva culturalmente);
- introdurre incentivi e finanziamenti per la transizione ecologica delle attrezzature necessarie per produrre gli spettacoli (palchi, coperture, approvvigionamento elettrico, ecc.);
- innalzare il tetto limite di spesa e aumento della soglia per il credito d’imposta (Tax Credit e Art Bonus)
Per quanto riguarda la cultura nell’era digitale, riteniamo che anche il settore dello spettacolo dal vivo possa inserirsi in questo filone. In particolare, mentre come operatori di un settore che si fonda sullo spettacolo dal vivo non chiediamo finanziamenti e incentivi per passare allo streaming, che riteniamo essere un aspetto collaterale ed ancillare alla esecuzione dal vivo, senz’altro prezioso nella fase di comunicazione e promozione e creazione di un patrimonio archivistico di un settore che altrimenti si disperderebbe, ma non cruciale per lo sviluppo dell’enorme potenziale culturale e sociale che ha l’esperienza dello spettacolo dal vivo, crediamo siano necessari incentivi concessi alle imprese culturali per aumentare gli investimenti in database, che migliorerebbero la capacità di tracciare il pubblico e raggiungerlo più facilmente e in maniera selettiva oltre che fornire gli strumenti per raggiungere quella parte di società non adusa alla fruizione dello spettacolo dal vivo per carenze sociali e famigliari, oltre che culturali. Inoltre tali database e sistemi di ricerca possono essere cruciali per l’internazionalizzazione delle nostre imprese culturali consentendo un ampliamento dei clienti stranieri. Un altro aspetto fondamentale per una svolta digitale del nostro settore sarebbe poter usufruire di detassazioni sulle forme pubblicitarie ora più diffuse che sono quelle digitali, in modo da aumentare in maniera sostanziale la possibilità di rendere visibile il prodotto artistico, la sua collocazione e il suo contesto, la potenza di immagine che può generare nella sinergia di tutte queste componenti, finora mai messe a sistema.
Questo offrirebbe quindi contemporaneamente visibilità e promozione al borgo, alla periferia, alla località che ospita l’artista, offrendo un nuovo e più moderno strumento di pubblicità integrata dove l’evento artistico non si disgiunge dal contesto in cui esso si genera. Questo rafforza il senso di identità di luoghi che diventano riconoscibili e interiorizzabili attraverso ciò che sono in grado di evocare e generare, spostando il fuoco dal mero e semplice evento che anziché’ essere occasionale e intangibile diventa parte integrante della fisicità e memoria di quel luogo.
Ancora, chiediamo anche noi una maggiore integrazione tra scuola, università e operatori (profit e non profit) del settore. Chiediamo che ci siano finanziamenti per la creazione di:
- nuovi percorsi didattici da inserire fin dalle scuole dell’obbligo, in modo tale che la cultura penetri nella formazione delle persone fin dai primi anni di scuola, coinvolgendo la filiera dell’organizzazione musicale con bandi specifichi che stimolino la progettualità delle enormi competenze di questo settore;
- scuole di specializzazione e di alta formazione per creare nuove figure professionali nell’ambito del management culturale, della organizzazione e promozione degli eventi in tutti settori coinvolti (teatro, musica, danza, circo) e per creare nuove figure professionali digitali in grado di affrontare le nuove sfide dell’economia digitale e coglierne le opportunità ; questi percorsi dovranno avere un più diretto coinvolgimento delle professionalità del settore e vedere partecipi anche attori quali la televisione, la radio in uno scambio virtuoso di visibilità . Questo punto può tra l’altro avere delle ricadute importanti sulla coesione sociale e recupero scolastico se svolti negli ultimi anni delle superiori a scopo informativo e propedeutico all’inserimento nei corsi di livello successivo.
- scuole musicali e scuole di teatro, a cui si possono inserire corsi di comunicazione e public speaking: anche per questo punto vale la riflessione del punto precedente: percorsi che abbiano un più diretto coinvolgimento delle professionalità del settore e che vedano partecipi anche attori quali la televisione, la radio in uno scambio virtuoso di visibilità . Questo punto può tra l’altro avere delle ricadute importanti sulla coesione sociale e recupero scolastico
- nella logica dell’opera di ordinamento e censimento delle realtà della filiera dello spettacolo dal vivo si ritiene fondamentale come peraltro previsto dal disegno di legge della commissione cultura del senato già citata si ritiene necessaria la nascita di un Registro delle professioni artistiche e delle professioni (sia di natura fisica che natura giuridica) della filiera per monitorare il flusso di informazioni e mantenere aggiornata la normativa. Inoltre la presenza di un Registro dà legittimità ed autorevolezza di interlocutore ad un settore mai considerato fino ad ora.
Nel piano straordinario per i grandi attrattori culturali e turistici così come nel cd. piano borghi, si dovranno necessariamente considerare anche le attività dal vivo e i festival. L’attività dello spettacolo dal vivo infatti da’ vita e ragion d’essere ai luoghi che assurgono non più a soli luoghi ma a esperienze emozionali. Inoltre essendo strettamente legata alla attrattiva delle stagioni turistiche contribuisce a quell’opera di rivitalizzazione che è obiettivo del PNRR. Si suggerisce inoltre di:
- Favorire esperienze di cohousing di artisti e lavoratori dello spettacolo, individuando nei borghi e nelle periferie urbane strutture da dare in gestione a condizioni simboliche, in cui creare e proporre spettacoli, mostre, nonché percorsi di formazione in un’ottica di integrazione e arricchimento del territorio alla stregua delle case d’artista (l’esperienza del pastificio Cerere di Roma è lampante).
Nell’ambito delle azioni per il miglioramento dell’accessibilità fisica e cognitiva di istituti e luoghi della cultura e in generale degli spazi, è necessario prevedere nuovi luoghi per lo svolgimento e la preparazione delle attività culturali e di spettacolo dal vivo. Si propone che queste misure siano attuate sottoforma di:
- concessioni e comodati a titolo gratuito di luoghi pubblici non originariamente destinati a questo utilizzo nell’ottica di incentivare la realizzazione di centri della cultura;
- canoni agevolati per la locazione di spazi privati;
- agevolazioni per la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente sia nelle periferie che nei borghi che nelle zone rurali nella misura della estensione alle imprese culturali dell’eco e sismabonus al 110% laddove i progetti di ristrutturazione, riconversione, riadattamento dei luoghi oggetto della defiscalizzazione e cessione del credito d’imposta siano funzionali alla realizzazione di progetti legati allo studio, alla ricerca, alla produzione e alla realizzazione di opere di arti performative;
- incentivi e bonus per la realizzazione di centri della cultura, eventualmente recuperando aree artigianali o industriali dismesse in linea con gli obiettivi di riconversione e sostenibilitĂ del PNRR
Le arti performative infine possono avere un ruolo fondamentale nei generali obiettivi legati all’inclusione e alla coesione sociale e alla parità di genere (celebre l’affermazione di una nota critica d’arte che disse che il 5% di artiste donne è presente nelle collezioni museali mentre il 95% dei nudi presenti sono donne). E’ necessario infatti in ogni luogo e comunità promuovere e valorizzare modelli organizzativi basati sulla collaborazione, sulla condivisione, sull’esercizio della delega, sulla fiducia, sull’autorevolezza, sull’intelligenza sociale ed emotiva, sull’adattabilità e sulla creatività . Tutte caratteristiche femminili.
A questo riguardo, si propone di:
- finanziare progetti specifici per la valorizzazione delle figure professionali femminili in tutta le filiera della creazione artistica;
- prevedere incentivi per radio e tv per promuovere, trasmettere ed ospitare artiste donne, incentivi per teatri e luoghi di spettacolo al fine di costruire programmi che tengano conto della equitĂ di genere;
- defiscalizzazioni totali per le lavoratrici donne del settore culturale di baby sitter e colf;
- introduzione di quote rosa in conferenze, convegni, trasmissioni televisive e radiofoniche.
Allo stesso modo, le arti performative, anche quelle attualmente meno riconosciute come le attività dei complessi bandistici, il teatro di strada, lo spettacolo viaggiante, hanno una importante funzione di inclusione e coesione sociale e di coinvolgimento dei giovani. Anche a questo riguardo, si chiedono:
- specifici bandi e finanziamenti, anche in partenariato pubblico – privato, al fine di coinvolgere i giovani e categorie solitamente escluse in queste attività , anche sull’esempio delle orchestre giovanili sudamericane secondo il celeberrimo metodo Abreu (così caro a Claudio Abbado) ma anche della West Eastern Divan Orchestra, sia per quanto riguarda le orchestre di musica classica che i corpi di ballo;
- incentivi e agevolazioni fiscali per l’acquisto di strumenti musicali.
Auspichiamo che queste proposte siano accolte e contribuiscano alla rinascita o meglio ancora, come Lei si è espresso, ad un vero e proprio Rinascimento culturale.
A conclusione di quanto espresso sopra, chiediamo un incontro per meglio illustrare e integrare le nostre proposte.