Paolo Fattorini è un’artista e performer controverso e trasversale che attraverso la sua arte rappresenta i frutti dei suoi studi in ambito psicanalitico e delle costellazioni famigliari. Vive e lavora tra Roma e Berlino. Polistrumentista, compositore, produttore, autore, documentarista, nel 1991 inizia ad esibirsi nei club della capitale con la sua prima band gli Ulter, ma consegue i primi successi dal 1999 anno in cui vince il festival “A Voice For Europe” in onda su TMC, ed è anche vincitore di “Sanremo Rock Festival & Trend” RaiUno nel 2002 Pubblica alcuni singoli per la Emi che trovano spazio sui maggiori network nazionali, partecipa a svariate trasmissioni televisive e tour promozionali in tutta Italia.
Produce e scrive per altri artisti, fonda una società di produzione a Berlino e realizza documentari d’inchiesta che lo portano ad essere uno degli artisti più complessi della scena musicale nazionale. Appassionato studioso di psicanalisi, esoterismo, simbologia e costellazioni famigliari, pubblica nel 2011 il progetto “Padre, la conoscenza è di tutti 1+”, prima parte della trilogia incentrata sui ruoli genitoriali e le dinamiche famigliari identificate come le matrici delle dinamiche societarie, manifeste ma soprattutto occulte. Un disco di 8 brani, un docufilm e un libretto, compongono il cofanetto uscito per la Yorpikus/Audioglobe distribuito anche in edicola con la rivista Xtimes, che con approccio psicanalitico ed esoterico affronta la figura del padre.
Questo nuovo lavoro, un’opera enorme da concepire, è la seconda parte della trilogia dal titolo “Nutriente, Alcalina, Verticale = Madre ( |\| /-\ \/ = |\/| ), ovvero, secondo l’artista, la formula dei requisiti necessari per poter chiamare una donna Madre. È un concept fortemente simbolico che si estende attraverso: un sito interattivo, in cui sono stati caricati dei contenuti video ai quali si può accedere solo se si intercettano degli indizi e se si risolvono correttamente degli enigmi. Un disco diviso in 2 pubblicazioni di post rock d’atmosfera, composto in lingua latina di cui a febbraio uscirà la prima parte Uno spettacolo dal vivo “one man band” con il supporto di proiezioni su una particolare struttura cubica da dentro la quale l’artista, con un set di strumenti molto personali, eseguirà i brani del disco. Siamo nel pieno di una guerra all’immaginario collettivo, perpetrata negli ultimi decenni, le cui finalità oggi si stanno compiendo: cambiare il paradigma, plasmare le menti, mutare l’essere umano costruendo “immagini” da prendere come modelli di riferimento, da emulare, affinchè diventino “la realtà” che il potere vuole per noi.
L’elemento acquatico in psicanalisi e in questo nuovo lavoro, è uno dei simboli del materno dentro il quale l’autore ha scelto di immergersi come fosse un sub, fino a raggiungere le sue profondità abissali, buie ed orrorifiche, sconosciute ed inquietanti come il nostro inconscio, dove per poter vedere bisogna portare la luce. “L’eroe” dei testi dei brani e della sceneggiatura del docufilm in serie (caricato a puntate nelle profondità del sito), è Paolo, che inizia un percorso di psicanalisi junghiana perché vuole recuperare la sua vera identità che si accorge essere ricoperta da generazioni su generazioni e inabissata in un “latte emotivo” acido e poco nutriente. Un cibo tossico che ha assorbito in famiglia assumendo, impotente, le emotività irrisolte dei propri genitori.
Ogni fase della discesa in terapia viene rappresentata da un personaggio: Paolo che è in seduta davanti al terapeuta, rappresentato da uno specchio dentro il quale si riflette e da li si immerge per scendere nel suo sub conscio. Il Sub, che è la rappresentazione della ricerca interiore e dell’atto di volontà di indagare in questa inchiesta alla ricerca delle proprie disarmonie emotive famigliari. E in fine l’inconscio, il Corpo Astrale di Paolo, rappresentato come un essere dai lunghi capelli bianchi dall’incarnato diafano abituato a vivere nell’assenza di luce, che rivelerà al Sub, che porterà in superficie, nel razionale, a Paolo, verità sconcertanti, inequivocabili e taumaturgiche. Stravolgendo le mie priorità e con enorme dolore ho voluto imparare a tenere gli OCCHI CHIUSI BEN APERTI dentro di me per non cadere in balia delle manipolazioni e delle illusioni esterne…ecco perché non voglio più che la mia musica sia solo intrattenimento quanto piuttosto un’arte per trattenere informazioni. Le emozioni sono informazioni che non possiamo far a meno di comunicare e trasferire agli altri, rilasciando tracce di noi. Indizi che rivelano che non esiste la non comunicazione, che tutto è comunicazione e che le informazioni ci attraversano comunque. Sembrerà incomprensibile ora, ma conoscere me stesso, prendere coscienza su cosa sia l’essere umano, è l’unica inchiesta che ho sperimentato e che mi ha permesso di rendere cosciente il mio inconscio e consequenzialmente di intuire ogni sistema di credenza, religioso, politico o finanziario.
Perché come afferma la medicina tradizionale cinese, la più antica conoscenza in ambito medico curativo: CONOSCERE SE STESSI EQUIVALE A CONOSCERE L’IMPERO. E solo se conosci la verità si è davvero liberi di scegliere se perpetrare i dogmi dell’impero, oppure essere rivoluzione. Performances di visual music, con il contributo di noti giornalisti e ricercatori alternativi, che danno corpo alle intuizioni dell’autore, frutto di un lungo percorso di ricerca psicoanalitica che Fattorini svolge da molti anni. Un progetto concretamente ALTERNATIVO già dal concetto su cui è stato costruito il tutto, ovvero che “nulla è offerto, ma va ricercato con impegno”, in radicale opposizione ai dogmi moderni del “tutto e subito”e il ”puoi essere ciò che vuoi”, in cui marketing del consumo rapido e la sintesi senza approfondimento stanno trasformando il “terreno umano” in un campo senza radici, poco nutriente, acido e orizzontale, in cui viene lentamente inoculata l’immagine di una natura che può essere modificata a piacimento.
La composizione dei brani ha avuto una lunga genesi nel creare i prerequisiti per ciò che si voleva esprimere. Tra le prime esigenze la necessità di svincolarsi dalla “lingua dell’impero”, l’inglese e ammantare i contenuti dei testi di un alone SACRO ed evocativo, che desse forte rimando ad una ricerca delle origini: il latino. Una lingua con valenza alchimia a doppio taglio. E’ la lingua del canto Gregoriano così come del giudizio irreversibile espresso dal tribunale dell’inquisizione. E’ macchiata del sangue di Cristo e dei primi martiri e al contempo è lingua di salvezza nelle orazioni del monachesimo e della Chiesa primitiva. Una lingua che dona alle composizioni un’impronta esoterica molto forte e rende il progetto un lavoro internazionale da poter esportare nel mondo. A livello musicale Fattorini ha voluto recuperare la sua primaria ed istintiva predisposizione verso lo strumento del basso, in particolare del basso acustico, imbracciandolo come unico strumento portante con cui comporre e arrangiare i brani. L’artista si è costretto per alcuni anni, a tenere in casa solo bassi acustici, escludendo la più congeniale chitarra acustica o il pianoforte. Questo, per esercitare e rinforzare la muscolatura della mano sinistra per potere sostenere gli accordi da prendere sulla tastiera del basso, il che richiede una certa pressione visto lo spessore delle corde e la larghezza del manico. Inoltre, così, avrebbe dovuto inevitabilmente dar voce alla sua necessità compositiva attraverso il solo strumento del basso. L’istinto di sopravvivenza espressivo/creativa ha prevalso, generando i nuovi brani della prima parte del disco che si chiamerà “Sùstine Impetum”, ovvero: resisti all’attacco!