Un detto recita “bisogna fare di necessità virtù”, e questo è stato, in parte, ciò che ha portato alla nascita del primo progetto di Giaco Whatever.
Giaco whatever, è il canale YouTube di Giacomo Di Muro. Circa 2 anni fa, ricevette in regalo un coltellino che usava in ogni occasione, ma che era scomodo da portare sempre con sé, perché ingombrante. Un giorno decise di realizzarne uno che rispondesse maggiormente alle sue esigenze, che fosse sì utile, ma anche comodo da portare sempre con sé e funzionale in ogni occasione. Dopo 3 mesi di duro lavoro, innumerevoli prototipi, test funzionali parziali, lunghe e frustranti notti, realizzò un coltello pratico, maneggevole basato sull’elettroerosione, una tecnica di taglio che utilizza un filo, non più spesso di un capello, caricato di elettricità per rimuovere lentamente il materiale. Di lì in poi, la sua mente ha continuato a cercare sempre nuove idee trovando nuove soluzioni.
– Come nasce Giaco Whatever? Di cosa ti occupavi?
Il mio lavoro è stato sempre nel virtuale, nulla che potessi toccare con mano. Tra le varie cose ho gestito il primo motore di ricerca italiano “Godado”, che fu anche il primo “pay per click” in Europa. Per fortuna ho capito in tempo che l’egemonia di Google non si sarebbe arrestata, anzi, il colosso si sarebbe ben presto affermato come l’unica alternativa sul mercato. Quindi, invece di iniziare una guerra persa in partenza contro Big G, ho analizzato la situazione, decidendo di trasformare la loro crescita da minaccia al mio business ad opportunità, e negli anni ho sviluppato diversi servizi e sistemi con ottimi risultati.
– E come è successo che dal “virtuale”, poi tu sia finito al tavolo di lavoro e al cacciavite?
La Silicon Valley era un sogno ma ad un certo punto l’esigenza di fare qualcosa che potessi toccare è esplosa senza che potessi prevederlo. Venivo da un lungo periodo di lavoro a Londra, ma non ero pienamente soddisfatto. Ho, quindi, deciso di rientrare nella mia Italia, con l’idea di prendermi un anno sabbatico per mettere in ordine le idee. Ho iniziato a mettere su casa e ho deciso che avrei realizzato io stesso i mobili, sulla base dei miei gusti personali e delle esigenze della mia casa. Passare a lavorare su cose materiali, che potevo toccare con mano e ammirarne il processo di creazione mi ha dato delle enormi soddisfazioni. Così ho deciso di spostare il mio lavoro dal virtuale al reale. I risultati sono stati anche oltre le mie più rosee aspettative, i prodotti hanno avuto un grande successo, il primo ha registrato oltre 1.200.000 euro di venduto, il secondo oltre 500.000 euro a soli 30 giorni da lancio.
– E da subito i tuoi video sono diventati un successo, in qualche caso anche virale, come ci sei riuscito?
I video virali non sono stati una sorpresa, sapevo già di avere le competenze necessarie. Avevo l’esigenza di crescere ed in quel momento gli introiti pubblicitari sarebbero stati la linfa necessaria per poter poi fare quello che avrei voluto davvero. Questa startup è nata con 5.000 euro di budget e un limite auto imposto di non mettercene altri se non derivanti dagli introiti diretti. Ho studiato bene il panorama di YouTube e dopo un po’ di test e valutazioni, in un paio di mesi il mio primo video virale è arrivato: 27 milioni di persone mi hanno guardato far girare un fidget spinner. A quel punto, avevo gli introiti necessari per fare il passo successivo: realizzare il primo prodotto.
– Oggi hai lanciato questa startup, quali sono i primi prodotti che avete presentato? E con quali risultati?
Il primo in assoluto è il Maker Knife, il coltellino migliore che potessi fare, quello che volevo usare ogni giorno. Come me, anche altre 20 mila persone hanno pensato che fosse lo strumento perfetto per le loro esigenze, che potesse trovare utilizzo concreto in tutte le situazioni della vita quotidiana. Ora però si inizia a fare sul serio. Ho acquistato un capannone di 3.500 mq e messo insieme il team dei sogni: persone volenterose, brillanti e umanamente eccezionali. Insieme possiamo fare tutto!
– E con un capannone di 3.500 mq, ma fate tutto da soli?
Tutto. Ogni membro del team non sa fare niente ma può fare tutto. Questo è lo spirito, non mi serve nessun “esperto” che venga ad insegnarci cosa fare. Vogliamo imparare tutto da soli, l’importante è avere il cervello e lo spirito per farlo. Esattamente come quando ho venduto la mia azienda IT e deciso che avrei imparato da solo a costruirmi i mobili di casa, la cucina, il camino, il letto… Non credo che ci sia un miglior modo di imparare se non quello di sbatterci la testa sopra ogni giorno. Imparare dai propri errori e trovare delle soluzioni direttamente sul campo e non solo in via teorica, credo che conferisca il know how migliore in assoluto.
– Beh, davvero un successo notevole, forse tu non sei l’unico che ha deciso di passare dal virtuale al cacciavite?
Non saprei fare degli esempi ma dubito di essere l’unico. Credo che chi ha voglia di creare cose e lo fa nell’etere, prima o poi abbia il bisogno impellente di toccare con mano le sue creazioni. Le mani piene di segni, tagli e vernice sono qualcosa che un app non può darti.
– E per il futuro che pensate di fare? Avete altri prodotti in preparazione?
La vita in questo team è un videogioco. Ogni giorno raggiungiamo nuovi livelli e sblocchiamo nuove porte che si aprono su nuove possibilità che non sapevamo neanche di avere. Il futuro è molto eccitante, ma l’unica cosa che qui è vietato fare è sognare. Il nostro motto è “fuck dreams, make plans!” (fanculo i sogni, pianifica!).
Nella foto Giaco Whatever.