La regina dei salotti romani ricorda anche il suo rapporto con Sordi, e quella volta che cucinò per lei.
Donna Marisela Federici, una delle ultime regine della mondanità romana e dei salotti che incontrano la cultura, il potere, i ricchi e gli spiantati. Parla Donna Marisela ed in questa intervista a “Il Tempo” dice la sua su (quasi) tutto: dal Grande Fratello alla politica, dal Papa ad Alberto Sordi (passando per Salvini, Di Maio e Renzi).
L’INTERVISTA
Donna Marisela, è vero che doveva entrare al Grande Fratello Vip?
“Sì, mi avevano chiamato per partecipare a questa edizione ma ho detto no e mi rimane ancora il dubbio, anzi il desiderio, di partecipare».
Perché?
“A un programma così potrei far capire a tutta quella gente come essere utilissima in una tal situazione e come, forse, io sia meglio di quel che appaio. Saper fare di tutto un merito ed io ne sono capace”.
Scusi, ma perché non è entrata allora?
“So che i miei figli sarebbero rimasti terribilmente dispiaciuti di vedermi partecipare ad un programma così. Loro non sono d’accordo con la mia esposizione mediatica. Poi ho detto no perché non mi sono mai svegliata nella stessa camera con i miei due mariti, figuriamoci con venti persone vicino a me. È impensabile. Battuta a parte non sono d’accordo nel condividere mio spazio, ho dei ritmi e degli orari molto speciali e trovo che sia una forma di rispetto verso se stessi e verso gli altri guardare con pudore alla propria intimità”.
Non è entrata ma lo guarda il GF Vip?
“Ho guardato una puntata, secondo me tragica”.
Addirittura?
“Mi spiego meglio. Io non sono d’accordo con quel tipo di linguaggio, non sono d’accordo con la volgarità gratuita. Vede, la volgarità non è dire una parolaccia, la volgarità viene da dentro ognuno di noi e forma parte della nostra indole. Si può dire “buongiorno” e questo può diventare volgarissimo”.
Quest’anno tra concorrenti c’ il suo amico Fulvio Abbate, lo scrittore. Come lo vede?
“Sì, c’è il mio amico Fulvio Abbate. So che lui proclama di essere per la libertà linguistica ma quella tutto un’altra cosa. La libertà linguistica – e Fulvio lo sa – non significa esternare parola e avere un linguaggio scurrile, quella secondo me volgarità. L’italiano è così bello! Io sono stupita di vedere come lo parlino male, con quelle vocali aperte, con quelle espressioni banali, del tipo: “Mi parte la brocca”, “mi voglio realizzare”. Fulvio, che ha un cervello privilegiato, potrebbe fare una grande opera linguistica dentro la casa ma credo che si sia già stancato. E lo capisco”.
Tra i politici chi manderebbe al Grande Fratello?
“Penso che lì dentro Luigi Di Maio ci starebbe molto be – ne, si occuperebbe di intrattenere con i suoi discorsi i partecipant”.
Chi è il Grande Fratello della politica italiana?
“Matteo Renzi, per la logorrea, ma ognuno gioca il proprio ruolo. Vogliamo parlare di Matteo Salvini o ancora di Luigi Di Maio? In tutti loro vedo un grande egocentrismo, un esibizionismo da grande fratello appunto”.
Donna Marisela, in questi tempi difficili, crede ancora in Dio?
“Finché sarò viva crederò in Dio perché è la mia forza, è qualcosa che forma parte di me. Qualcosa di forte, di sofferto. Per me l’amor di Dio è necessario come respirare, perché è quello che mi fa amare il mio prossimo e soprattutto me stessa”.
Cosa pensa di Papa Francesco?
“Sinceramente prima non lo capivo ma questa pandemia mi ha fatto fare pace con lui. C’è stato un momento grandioso, quell’immagine del Papa in preghiera davanti a una piazza San Pietro vuota. Lui in quel momento, con la sua forza spirituale, la sua intelligenza da gesuita, ha messo in ginocchio tutto il mondo. Papa Francesco è un uomo profondamente onesto ed ha un ruolo importantissimo in un momento di crisi della Chiesa cattolica. Soltanto lui, uno venuto dal confine del mondo, poteva cercare di risolvere situazioni complicatissime dentro il Vaticano”.
Si monti la testa e provi a dare tre consigli, uno per ciascuno, al Papa, a Mattarella e a Conte?
“Inizio da Papa Francesco: noi preghiamo sempre per lui e ricordarcelo ogni domenica mi sembra scontato, carissimo Papa. Lei può contare sempre sulle nostre preghiere. Sergio Mattarella un presidente saggio, ammiro la sua compostezza. Magari un sorriso in più, visto che ha uno sguardo bellissimo, sarebbe gradito. A Giuseppe Conte va la mia simpatia ma lui ha già chi può consigliarlo meglio di me”.
Le manca il suo Sudamerica?
“Non mi manca perché ce l’ho nel cuore. Il Sudamerica è diventato una inquietudine e la situazione che vive il mio paese, il Venezuela, sta sempre peggiorando. Anche se volessi tornare – e non per sempre, perché non importa dove si nasce, importante è dove si lotta e io sono italiana – non potrei farlo. Nel Venezuela non c’è neppure il gasolio ed è irreale essendo uno dei più grandi produttori di petrolio”.
Ha detto che si sente Italiana: un pensiero per il Belpaese?
“In questo momento è difficile anche pensare al domani ed il 2020 è come se non fosse mai arrivato, con questa maledetta pandemia. Il mio pensiero è che ci vuole coraggio per affrontare il futuro e, come dico sempre, ci vuole un santo timor di Dio”.
Le ho chiesto dell’Italia. Non posso, in chiusura di questa intervista, non chiederle del più italiano di tutti, Alberto Sordi, di cui quest’anno cade il centenario dalla nascita. Lo ha conosciuto?
“Mi incuriosiva molto questo attore che vedevo nei film. Ed una volta l’ho visto scendere dall’ascensore, nel palazzo di via XXIV Maggio dove io abitavo allora. Mi piaceva Sordi, mi dava una emozione molto particolare. Allora chiesi il numero di telefono a casa Agnelli, me lo dettero, e chiamai a casa di Alberto dove mi rispose credo sua sorella Aurelia alla quale dissi la verità: “Non lo conosco ma lo adoro. Vorrei incontrarlo. Gli dica chi sono, che vorrei ospitarlo per colazione a casa mia”. E lui, con mia grande sorpresa, mi richiamò dicendo “vengo” e sorridendo, con quella sua risata deliziosa. Venne – mi ricordo che c’era una serata al teatro Eliseo – e ci fotografavano tutti. Lui fu molto carino, perché era un gran seduttore e ci sapeva fare. Mi disse: “Manse’ qui nun te posso dà manco un bacetto”. Poi venne a casa mia e disse, “stasera voglio cucinare io. Ti fare) la trippa alla romana””.
Risultato?
“Ha cucinato una trippa divina! E potrei rifarvela perché mi insegnò pure a cucinarla. Siamo rimasti amici e ancora una cosa: non è affatto vero che fosse tirchio, era generoso ed estremamente cattolico. Viva Alberto!”.