Sul palco, Renato Carpentieri (solo pochi giorni fa a Roma come Prospero ne “La tempesta” con la regia di Roberto Andò) e Stefano Jotti interpretano rispettivamente il generale Henrik e Konrad, due grandi figure della letteratura, due amici, due individui dai caratteri diversi e antitetici: tanto Henrik è legato all’onore, all’orgoglio e alla disciplina nella socialità quanto Konrad è un poeta dal carattere melancolico e dal temperamento artistico.
“Due persone non possono incontrarsi neanche un giorno prima di quando saranno mature per il loro incontro”. Nelle parole di Sándor Márai, scrittore ungherese, naturalizzato statunitense morto suicida nel 1989, sta tutto il senso del suo più celebre romanzo, Le braci, scritto nel 1942 e adesso in scena al Piccolo Eliseo di Roma dal 23 gennaio al 9 febbraio a Roma.
Per i due amici, il loro nuovo e ultimo incontro dopo la disonorevole fuga di 40 anni di Konrad, rappresenta il momento della resa dei conti: ad attenderlo il generale Henrik che ha aspettato ogni giorno il ritorno dell’uomo continuando ad elucubrare su quanto accaduto.
Ad animare questo possente romanzo ambientato dopo la Prima Guerra Mondiale, ci sono ricordi e ipocrisie, orgoglio e vendetta, ma anche senso di rivalsa, invidia e senso dell’onore. Ma soprattutto il senso tradimento, i valori dell’amicizia e la presenza evocata di Krisztina, ora moglie, ora amante dei due uomini. Tutti sentimenti legati ai grandi romanzi ottocenteschi, ma che sembrano essere inesorabilmente decaduti insieme a un mondo carico di ideali, prima in declino e ora definitivamente scomparso. Senso della vita, destino, orgoglio e incomunicabilità rappresentano i grandi temi intorno a cui ruota l’ultimo appassionante incontro – scontro di Konrad ed Henrik in un dialogo che scritta analiticamente tutta la poliedricità e la mutevolezza dei complicati rapporti umani.
Ripercorrendo il loro antico legame di parentela spirituale, tradito, ma evocato, emerge una sostanziale impossibilità di comunicazione, ma anche la necessità di capire dove risieda il vero senso della vita. È meglio essere coerenti con sé stessi o è meglio essere rispettosi degli altri? La risposta è drammatica, ma semplice: è importante il legame d’amore che ci unisce a qualcuno. Un appassionante dialogo sul senso e sui valori della vita che arriva a teatro grazie all’adattamento di Fulvio Calise con la drammaturgia e la regia di Laura Angiulli sulle scene essenziali di Rosario Squillace.
Biglietteria tel. 06.83510216, biglietteria on-line www.teatroeliseo.com. Da martedì a sabato ore 20.00, domenica ore 17.00. Prezzo 20 €. Info www.teatroeliseo.com.
Fonte Viva il Teatro