Alla fine, la coppia decide di cambiare percorso e sceglie la via dell’adozione internazionale. Tramite i canali della Comunità di Sant’Egidio, Anna Maria e Maurizio riescono ad adottare una bimba cambogiana di 8 anni, che chiamano Sara. L’autrice tratteggia efficacemente la gioia dell’attesa, le emozioni dei neo-genitori, il clima di amore, affetti e attenzioni che circondano la bambina nella nuova famiglia, il miracolo della crescita, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. La vita insieme è divertente e complicata al tempo stesso. Anna Maria e Maurizio imparano giorno dopo giorno quanto sia difficile il “mestiere” di genitori. La bimba dallo sguardo malinconico diventa un’adolescente ribelle prima e una ragazza apatica poi. Per i genitori, vederla consumare le ore e i giorni in una vita piatta e senza uno scopo, senza studiare o applicarsi nello sport, incurante di costruirsi un futuro e divenire autonoma, annullata da una relazione d’amore con un ragazzo impulsivo e possessivo, è qualcosa di disperante e drammatico.
Ma è proprio quella relazione a lungo contrastata che spinge la giovane a innalzare un muro di incomunicabilità verso i genitori adottivi. Un muro costruito, giorno dopo giorno, con mattoni fatti di silenzi e cementato con la malta dell’indifferenza. Il destino, insomma, sembra voler negare per vie impreviste quella genitorialità che Anna Maria e Maurizio hanno ricercato con forza e determinazione. Una frase di Maurizio condensa il dramma della vicenda: «I sacrifici che facciamo per i figli sono a fondo perduto, in qualche modo glieli dobbiamo. Non hanno chiesto loro di venire al mondo. Né di essere adottati.»
Il finale lascia l’amaro in bocca. Sara, che dopo il compimento del diciottesimo anno di età è andata a vivere con il fidanzato e ha chiuso i rapporti con la famiglia, denuncia i genitori per atti gravissimi, non meglio precisati, chiedendo loro un risarcimento economico. La vicenda giudiziaria, tuttora in corso, impone la sospensione di qualunque giudizio. L’ultimo capitolo è una lettera aperta alla figlia: una promessa d’amore rinnovata, una mano tesa in segno di pace e di aiuto.